Nella prima giornata del Gods Of Metal hanno aperto le danze con uno show a dir poco infuocato grazie ad una proposta musicale in linea con il tema della giornata, il metalcore. Su disco forse hanno ancora un po’ di strada da fare, ma i 36 Crazyfists sono pronti a macinare chilometri per poter portare ai propri fan la loro musica e, a giudicare dalla reazione odierna, sembra proprio che il pubblico non li disdegni affatto. Abbiamo avuto l’occasione di uno scambio di battute con il bassista Buzzard, ultimo entrato in formazione e, al momento dell’intervista, in evidente stato di alterazione alcolica, e con il cantante Brock Lindow.
Inizierei l’intervista parlando del nuovo disco, potete presentarlo ai nostri lettori?
Buzzard: “Beh, è un grande album, che altro serve sapere, eheh!”
“Collision And Castaways” è un titolo piuttosto interessante. A che cosa si riferiscono i testi delle canzoni?
Brock: “In generale trattano di ritrovare sé stessi nei momenti bui e di diventare persone migliori. Si parla di convivere con i problemi e con gli errori che si sono commessi nello spazio della propria vita e di come uscirne fuori. Insomma, tutta roba da crisi di mezza età, ahah!” (risate generali, nda)
E qual è il significato della copertina?
Brock: “All’artwork ha lavorato Travis Smith, un ragazzo dal talento incredibile che ha già collaborato con Katatonia, Opeth e tantissimi artisti di grosso calibro. Ho parlato a lungo con lui della mia idea, cioè quella di rappresentare il mantenimento di segreti, di saper tenere nascosto qualcosa al resto del mondo, così lui se n’è uscito fuori con questa immagine di un forziere e, dopo un paio di provini, siamo arrivati alla copertina definitiva. Volevo comunque qualcosa che non avesse un solo preciso significato, ma che lasciasse anche una libertà d’interpretazione. In questo senso credo che band come Soundgarden ed Alice In Chains abbiano veramente da insegnare molte cose a livello lirico ed io cerco di prendere ispirazione da loro.”
Il nuovo disco suona decisamente più heavy rispetto alle vostre passate produzioni. Si è trattato di una scelta o di un processo naturale?
Buzzard: “Direi entrambe le cose. Se ascolti i nostri dischi ti renderai conto che ognuno di essi è più pesante rispetto al suo predecessore, d’altronde con 10 anni di carriera alle spalle impari a fare le cose come vuoi tu.”
Come affrontate il songwriting?
Buzzard: “In realtà io non entro molto all’interno di tale fase, lascio che siano gli altri ragazzi ad occuparsene, soprattutto Brock e Steve (rispettivamente cantante e chitarrista, nda). Mi piace ciò che scrivono ed entrare nel merito probabilmente snaturerebbe il sound della band, cosa che non voglio assolutamente. Sono un fan dei 36 Crazyfists ancora prima di farne parte, quindi non mi va di interferire col loro lavoro.”
Che cosa ne pensate dei vostri album passati? Ne siete ancora soddisfatti?
Buzzard: “Certamente, perché no? Io non ero ancora nella band, ma comunque credo che ciò che sia stato fatto rispecchiasse appieno il momento di vita del gruppo, quindi era perfetto allora così come lo è oggi.”
Ho letto in alcune interviste che non vi sentite parte della scena metalcore. Come definireste di conseguenza la vostra musica?
Buzzard: “Oh, non ne ho idea! Per me è solo metal, nient’altro. Se poi qualcuno lo chiama metalcore o qualcos’altro non mi interessa, può avere ragione oppure no. Quello che per me conta sono le emozioni, cosa che anche i Suffocation hanno, per esempio, e che quindi esulano dal genere di musica suonato.”
Voi provenite dall’Alaska, si può parlare di una scena heavy metal da quelle parti?
Brock: “Si, direi di si, anche se comunque è normale che tutti quanti siamo cresciuti ascoltando sempre le stesse cose: Metallica, Slayer e thrash metal in generale. La scena comunque è molto piccola, ma credo si possa dire che è la più supportata a livello locale e c’è molta fratellanza tra chi la segue e sono veramente fiero di provenire da quella realtà. Se prendiamo realtà più grandi o enormi, tipo New York, ci sono milioni di band ed emergere è veramente complicato, mentre se le cose sono più a misura d’uomo hai più possibilità”
Perché Mike, il vostro precedente bassista, ha lasciato la band?
Buzzard: “Per passare più tempo con la sua famiglia. La routine di una band è difficile da conciliare con la vita familiare e lui ha preferito quella strada.”
L’ultima domanda è a proposito di JD Stuart (primo bassista del gruppo, deceduto nel 1996 a seguito di un incidente stradale causato da un pirata della strada ubriaco, nda): quali ricordi hai di lui?
Brock: “Era un ottimo ragazzo, generoso e gentile. Sembrava un vero metallaro a vedersi, ma in realtà non lo era poi più di tanto, eheh! Al liceo faceva parte di un gruppo chiamato Crystal Cross, con ragazzi che portavano capelli lunghi, magliette nere e che sembravano proprio i classici ragazzacci cattivi che fumano nel giardino della scuola, hai presente, no?
La prima canzone del nuovo disco parla di lui e di altri nostri amici che ci hanno lasciato e di come più diventiamo vecchi, più ci dimentichiamo di queste persone. Volevo ravvivare la memoria ed i ricordi che questi ragazzi ci hanno dato, per me è importantissimo e JD era veramente un amico per tutti noi.”