Siamo al secondo capitolo del lotto sulla discografia dei PINK FLOYD “A saucerful of secrets”, un album uscito il 29 giugno 1968 in Inghilterra, arrivato solo un mese dopo il 27 luglio 1968 negli Stati Uniti e prodotto questa volta da Norman Smith per la Columbia Records.
Il disco è stato registrato tra l’agosto 1967 e il maggio 1968 presso i celeberrimi studi della EMI di Abbey Road e presso gli Sound Techniques Studios di Chelsea, ma fu comunque mixato definitivamente agli Abbey Road Studios. L’artwork di copertina è stato realizzato con le foto dell’Hipgnosis di Storm Thorgerson ovvero un collage di tredici immagini nei quali vi sono raffrigurati alcuni frames di fumetti della Marvel Comics vale a dire l’immagine di un alchimista, di ampolle e bottiglie, una ruota con i segni zodiacali, il sole, alcuni pianeti e una piccola foto del gruppo sulle rive di un fiume fuori Londra. Vale la pena inoltre segnalare che sulla copertina si può leggere anche la scritta “y d pinkfloyd p” anche se resta il dubbio sul reale significato delle lettere iniziali; infatti secondo alcuni sarebbe la semplice ripetizione di PinkFloyd, mentre secondo altre indiscrezioni sarebbe la s e la y di pinkfloyd, ovvero un omaggio a Syd Barrett che aveva lasciato definitivamente il gruppo nel febbraio 1968. Accidentalmente, durante la pubblicazione, venne tolto l’articolo “The” dal nome Pink Floyd.
Per quanto riguarda “A saucerful Of Secrets”, Syd Barrett comincia a sentire il peso degli effetti collaterali dovuti all’uso quasi compulsivo e ossessivo dell’LSD che, uniti al problema di schizofrenia ereditaria che già possedeva all’epoca, ha gettato nello sconforto la band che non poteva più reggere il peso delle innumerevoli ore di registrazione, poichè Syd era completamente strafatto e accusava spesso dei veri e propri attacchi. Per tanto le uniche apparizioni di Barrett in quest’album sono la chitarra su “Remember a Day” (in un primo momento intitolata Sunshine ed inizialmente pensata per The Piper at the Gates of Dawn) e “Set the Controls for the Heart of the Sun” e l’ultima traccia dell’album, “Jugband Blues”, unico brano da lui scritto e cantato.
L’album si apre con “Let There Be More Light” che inizia con un rockeggiante andazzo, con intermezzo musicale dettato dall’organo Hammond e l’utilizzo del kazoo, Gli ultimi due minuti presentano il primo assolo in assoluto di David Gilmour in un album dei Pink Floyd. La seconda traccia “Remember a Day” è stata scritta da Richard Wright e racconta una giornata che passò Barrett tra deliri, lsd e la poca voglia di suonare. Paradossalmente, il brano è stato suonato dal vivo solo dopo la morte di Wright, infatti David Gilmour e la sua band hanno eseguito la canzone solo durante lo show televisivo “Later with… Jools Holland” come tributo al tastierista.
Il pezzo inizia con una malinconica melodia suonata dal pianoforte dello stesso Wright, fino a raggiungere diversi livelli di ricerca degli effetti più disparati per indicare un viaggio stellare o per accompagnare i cori. “Set The Controls For The Heart” è la terza traccia del disco, un pezzo suonato interamente con il basso sempre di Richard Wright e cantato da lui stesso, con una sequenza perfetta di ritmo creata con delle percussioni, inoltre viene utilizzato anche uno xilofono. La canzone è stata regolarmente suonata nei concerti tra il 1967 e il 1973, e nei tour solisti di Waters dal 1984 in poi; inoltre appare anche nell’album Ummagumma (1969), nel film concerto Live at Pompeii (1971) e infine nella raccolta Echoes: The Best of Pink Floyd del 2001.
La quarta traccia è “Corporal Clegg” e in questa esecuzione troviamo un giovane Gilmour alla voce, accompagnato sempre dal kazoo. Il testo racconta di un soldato che perde una gamba nella Seconda guerra mondiale. È la prima menzione alla guerra in una canzone dei Pink Floyd, che diventerà un argomento di uso comune nei testi scritti da Waters. Tra la cacofonia di voci verso la fine si sente un ufficiale che dice al suo uomo con una gamba sola: “Clegg! Avevo in mente di parlarvi di quella vostra gamba. Sei scusato d’ora in poi!” e alcuni membri della band che ridono nel ritornello.
Arriviamo alla traccia numero cinque la bellissima “A Saucerful Of Secrets” che prende appunto anche il nome del disco. Questo pezzo fu scritto anche da Mason. Brano prettamente strumentale suonato solo con gli effetti delle tastiere. Una curiosità: questo pezzo è presente anche nel disco live del quarto album del gruppo, “Ummagumma”, assieme ad un altro brano di “A Saucerful of Secrets” ovvero “Set the Controls for the Heart of the Sun”.
“See Saw” è la traccia numero sei e per la sua lentezza fu definita dal suo stesso autore ovvero Wright, la canzone più noiosa mai sentita prima.
“Jugband Blues” è il brano numero sette che chiude il secondo album di questa band. Il brano è l’unico dell’intero disco che porta la firma di Barrett e vuole essere una sorta di canzone di addio appunto da parte dello stesso Barrett.
Certamente non è uno dei migliori album dei Pink Floyd, ma viene ricordato come l’ultimo lavoro di Syd Barrett con la band, per tanto resta comunque un buon disco, nonostante la sua noiosità rimane apprezzabile soprattutto per come vengono utilizzati i vari strumenti musicali.