Quando un gruppo storico come i Kreator sforna un nuovo disco c’è sempre chi vorrebbe qualcosa di nuovo e chi invece vorrebbe un ritorno agli albori. Il rischio di scontentare questo o quell’altro è quasi scontato. Beh, iniziamo subito col dire che “Phantom Antichirst”, il tredicesimo studio album dei thrashers tedeschi, è un disco assolutamente Kreator.
Rispetto al precedente “Hordes Of Chaos”, molto apprezzato per il suo impatto e il suo suono crudo, “Phantom Antichirst” rivela una cura particolare anche per l’aspetto strettamente melodico (si parla sempre per gli standard di un gruppo thrash come i Kreator) e per alcuni richiami al metal più classico. Se l’opener e title-track si manifesta come la classica mazzata in stile Kreator, in grado di far scapocciare anche il metallaro più compassato, la successiva Death To The World, pur presentandosi aggressiva, mette in luce aspetti melodici grazie a un suono quasi debitore della NWOBHM. Ma è con From Flood Into Fire che i tedeschi “osano” di più creando un pezzo metallico, a tratti epico, dal coro quasi manowariano. Anche il solo è decisamente legato al metallo più classico: che piaccia o meno, anche questi sono i Kreator.
In ogni caso i thrashers più incalliti non hanno nulla da temere: il cantato del leader Mille Petrozza è sempre aggressivo e brani come Civilization Collapse o Victory Will Come mostrano come la band non abbia smarrito la propria aggressività: ritmiche serrate, riff taglienti e solo al fulmicotone la fanno da padrone. Come però già evidenziato, non mancano quasi mai, in ogni singolo brano, squarci di melodia, dettati da un riff di matrice classica o acustica, oppure da un coro particolarmente “cantabile”. Elementi che a mio avviso non fanno altro che dare una maggior fruibilità all’ascolto.
Come detto in apertura, sicuramente ci sarà chi si lamenterà perché il disco non è abbastanza “pesto”, o chi dirà che alla fine sono sempre i “soliti” Kreator. Al di là dei gusti e delle scelte stilistiche di Mille e soci, “Phantom Antichirst” è inequivocabilmente un buon album, ben suonato, ben prodotto, sufficientemente vario e con dei riff indovinati e a tratti esaltanti. Difficilmente si potrebbe pretendere di più al tredicesimo studio album in carriera.

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