Hail! Quest’oggi vi proponiamo una chiacchierata con Animæ dei DARK END, black metallers di romagnole origini.
Partiamo dalle radici. Nati e cresciuti nel nome del black: l’origine del vostro monicker? E i vostri rispettivi nomi d’arte?
Dunque, il monicker Darkend deriva prima di tutto da un artificio comunemente utilizzato nella tradizione esoterica, sia esso impiegato per celare la verità o per trasmettere a chi legge un messaggio che trascende il testo scritto: l’Anagramma. Il nome della band (che come puoi notare abbiamo leggermente modificato unendo tra loro i termini “dark” ed “end”, al fine di mantenere fede completa al principio precedentemente esposto) così come è utilizzato simboleggia l’Abisso, l’inconscio che apre le sue porte al mistero e al sogno, mentre anagrammato e spogliato della sua apparenza rivela il suo REALE significato: si tratta infatti di un termine chiave utilizzato all’interno di un’antica preghiera di trasmigrazione sumera che riveleremo nelle liriche della canzone che andrà a chiudere il nostro quinto full-lenght.
Per quel che riguarda i nomi individuali: ciascuno di essi ha un’origine molto intima e fortemente radicata in ognuno di noi, potremmo definirli come una sorta di mantra mediante i quali le pieghe più profonde della nostra Anima s’innalzano per donare completezza e circolarità al nostro essere fisico e spirituale.
Chiedo questo non a caso, poichè DARK END sembra essere non solo un progetto musicale, ma una vera e propria corrente di pensiero, dove nulla è scelto a caso e ogni dettaglio fa parte di un tutto omogeneo e compatto. Non è così?
Esatto Laura, hai colto perfettamente nel segno! Musica, grafiche, liriche e relative architetture concettuali.. ogni dettaglio è di fondamentale importanza e nessuna delle singole parti risulterebbe completamente esperita in mancanza delle altre. Si tratta di un vero e proprio Universo, un “Teatro degli Orrori” fatto di continui rimandi, incastri, rivelazioni, segreti.. mediante esso cerchiamo di portare i nostri ascoltatori a vivere un’esperienza che vada al di là del semplice ascoltare ma che si configuri piuttosto come un Sentire, in tutto e per tutto.
Tralasciando il primo capitolo del vostro grande libro, DAMNED WOMAN AND A CARCASS, non perchè non lo ritenga interessante, ma perchè appartenente a un’epoca ormai trascorsa: ASSASSINE, il primo parto dell’attuale formazione, ha riscosso un successo sorprendente, e gli amanti del black in generale vi riconoscono una gran meticolosità nel lavoro svolto non solum in termini di songwriting, sed etiam di testi. Quali sono le fonti dalle quali avete attinto per definire ritratti così perforanti?
Il lavoro di documentazione svolto per “Assassine” è stato particolarmente intenso e ha impiegato me e Valentz per circa sei mesi: inizialmente abbiamo navigato molto il web e consultato diverse bibliografie al fine di identificare quelle figure che ci parevano maggiormente affascinanti e adatte a ciò che volevamo creare, successivamente ci siamo avvalsi di veri e propri testi di criminologia, storia e psicologia per dipingere ritratti di vitam et mortem quanto più possibile vividi ed emotivamente ricchi, immedesimandoci ora nella vittima, ora nel carnefice, ora nell’attonito sguardo della folla. In alcuni casi poi ho avuto la fortuna di accedere direttamente agli schedari degli archivi giudiziari e di poter quindi consultare materiale riservato relativo ad esempio a figure criminali quali Elga Gurroci (protagonista della canzone “Perinde Ac Cadaver”), della quale è tuttora difficilissimo reperire informazioni a causa di un emblematico episodio di insabbiamento degli avvenimenti tempestivamente attivato dalla curia locale.
Parlo di black anche se mi sembra riduttivo: porgendo ben bene l’orecchio alla vostra musica, si avvertono le più disparate influenze musicali e stili, e credo che questo sia uno dei vostri più grandi punti di forza, dal momento che mai e poi mai scadete in ridondanti clichè nè è possibile in qualche modo etichettarvi. E’ straordinaria la vostra capacità di convogliare tali variegatezze in un’unica direzione: il processo compositivo è per voi così naturale? Come nasce una track targata DARK END?
Ti ringrazio moltissimo per le belle parole ! Viviamo il processo creativo in maniera davvero naturale, come una vera e propria necessità di espressione di quello che è il nostro bagaglio emotivo e spirituale. La nascita delle singole canzoni è strettamente correlata a quello che è il concept generale dell’album, definito in via preliminare e utilizzato come base fondamentale su cui costruire le strutture e le atmosfere dell’intera opera. Una volta esposte le tematiche che si andranno a trattare, io e Antarktica procediamo alla stesura musicale a cui aggiungo progressivamente le mie liriche e a cui la band nella sua interezza contribuisce attivamente in fase di arrangiamento.
Ma sapete che io vi ho visti live nel 2008 se non ricordo male? Vi siete esibiti a Roma, eravate sotto la tanto chiacchierata Extreme Agency. Oltre ai vostri pezzi, ricordo che mi aveva impressionato moltissimo la vostra esecuzione di Mother North. Cosa ricordate di quel periodo? Cosa pensate in generale di tutte queste agenzie di booking che spuntano come funghi per poi fare la muffa?
Ricordo di quella data a Roma, quando ancora la line-up era per la metà diversa da quella attuale ed all’attivo avevamo solamente il primo disco “Damned Women and a Carcass”! Eravamo praticamente agli albori dei Darkend e da quel 2008 ne sono successe di cose.. gli avvicendamenti di line-up, i nuovi dischi, i tour europei, le gratifiche da parte di fans che definire fantastici è poco.. e tuttavia l’entusiasmo che si respirava all’inizio e tutt’ora presente e addirittura maggiore, i progetti in cantiere sono moltissimi e l’affiatamento tra di noi è totale tant’è che personalmente vivo i Darkend come una vera e propria famiglia e non come una semplice band. Inoltre rispetto a quei tempi (e qui mi collego alla seconda parte della tua domanda) siamo molto più smaliziati relativamente a quei discutibilissimi personaggi che inficiano il panorama musicale: il mio giudizio sull’Extreme Agency è totalmente negativo, così come lo è relativamente a tutte quelle orde di altre agenzie, management et similia che cercano di arraffare qualche soldo facendo leva sui sogni di chi fa qualcosa mettendoci Anima e cuore. Un appello a tutte le bands: non prestate la benché minima attenzione a individui che si offrono di diventare vostri “manager” mediante il pagamento di una quota fissa, se qualcuno vuole davvero darvi una mano dev’essere prima di tutto fan della vostra Arte, l’eventuale compenso viene dopo.
Finalmente le cose hanno iniziato a girare per il verso giusto per voi, e si sono smosse le acque sia in termini di live e di tour fatti ed ancora da intraprendere, sia in termini di popolarità anche all’estero. Ce ne volete parlare?
Si, dalla pubblicazione di “Assassine” in poi le cose hanno cominciato a mettersi decisamente bene, il disco ha avuto un ottimo riscontro sia dal punto di vista critico che dal punto di vista delle vendite ed abbiamo quindi cominciato a girare l’Europa prima a supporto dei Rotting Christ e successivamente con i Samael, i Melechesh e i Keep Of Kalessin: tutte esperienze che ci hanno fatto crescere moltissimo a livello personale, artistico e professionale, dandoci la possibilità di incrementare il nostro fan-base e di entrare in contatto con nuove interessantissime realtà quali l’Ars Secretum e l’Arcane Witchcraft Coven. Inoltre, collegandomi nuovamente alla tua domanda precedente, è proprio durante la nostra prima esperienza all’estero che abbiamo conosciuto una fantastica persona che da diverso tempo sta lavorando moltissimo per noi, spinta unicamente dalla sua grande passione e che vorremmo ringraziare pubblicamente: grazie di cuore ancora, Sere!
E’ davvero una soddisfazione quando un gruppo nostrano riesce a bucare la spessissima cortina di merda che attanaglia il panorama metal tricolore raccogliendo i consensi che merita, soprattutto in quei paesi dove il black e varie sue sfaccettature sono un culto. Che stimoli vi dà il crescere continuo delle vostre falangi di fans?
Ti ringrazio di nuovo per le belle parole Laura! Direi che è assolutamente uno degli stimoli principali, anche perché come già detto precedentemente abbiamo dei fans davvero fantastici e coinvolti al 100% in quello che facciamo, capaci di un supporto e di una passione tali da lasciare a bocca aperta. Le soddisfazioni che da questo fronte ci arrivano giorno dopo giorno, anche in un periodo di relativa calma (siamo attualmente impegnati nella stesura del quarto album, intitolato Il Velo Delle Ombre), rappresentano un inestimabile valore aggiunto che ci sprona a dare sempre il massimo, a ricercare continuamente un linguaggio musicale e lirico che possa avvicinarsi sempre di più alla trasmissione empatica vera e propria.
Ma ora veniamo all’ultima fatica di casa DARK END. GRAND GUIGNOL. Per chi non ne fosse a conoscenza, il nome del vostro album richiama alla mente quel celebre teatro Parigino in cui, per 50 anni ed oltre, si tennero spettacoli esclusivamente di macabra matrice. Teatro che a sua volta prende il nome dall’omonima marionetta di Mourguet. Dalla cartapesta, ai mattoni, fino ad un vero e proprio filone teatrale, che riuscì a toccare, nella propria espansione, persino le difficili terre d’Albione. Il vostro album pare avere la stessa “ambizione”, vale a dire, cavalcare le ali della musica in qualità di veicolo nobile per esplorare ed andare a fondo della natura umana, di cosa la sottenda, e quale siano le variabili e le discriminanti che vanno poi a determinare quello che meramente viene definito bene e male. Antipodi, che hanno in comune molto più di quanto si possa immaginare.
Esatto.. Il fulcro principale attorno al quale ruota l’intero apparato narrativo è un profondo percorso di ricerca filosofico/esoterica che porta ad esplorare le radici comuni dello spiritismo, delle cerimonie della magia bianca e nera, dell’elevazione divina contrapposta all’incarnazione mortale della deità. Il concept, attraverso un complesso gioco ad incastro di similitudini e contrari, pone la natura umana al centro di un teatro degli orrori (il “Grand Guignol” appunto, in cui realtà e fantasia divengono un tutt’uno) che si muove tra gli estremi ideologici e morali mutuati da secoli di storia e cultura, qui concretamente rappresentati dalle figura di Gesù Cristo da un lato e di Heinrich Himmler dall’altro e che, assurti a simbolo astratto e al tempo stesso resi carne e sangue mediante l’esposizione delle emozioni comuni che in vita ne hanno illuminato le azioni, guidano l’ascoltatore nell’interpretare peccato, purezza, pietà, omicidio, portandolo a risalire passo dopo passo verso le ombre delle immensità cosmiche che muovono gli (apparentemente) invisibili fili del teatro. Il cospicuo booklet del CD presenta comunque il concept (di cui rammento, verrà pubblicata una seconda ed ultima parte) in maniera molto dettagliata attraverso una vasta e precisa prefazione e numerosi scritti posti ad accompagnare ogni singolo brano.
La dicotomia richiamata nella domanda precedente può essere riassunta nella fotografia che ritrae Animae in toni decisamente foschi, con un enigmatico sorriso, una corona di spine, atteggiamento di preghiera, il tutto costellato da piccoli particolari che porterebbero qualsiasi benpensante a malpensare :-P ci sono degli intenti provocatori in quello che fate?
Hmm, no, non li definirei provocatori… un atteggiamento provocatorio sottende la presa in considerazione di coloro che si vuole provocare, mentre a noi chi giudica dalla semplice superficie (come spesso accade per i benpensanti) non interessa proprio. Piuttosto, determinate foto e scelte d’immagine derivano da una precisa volontà di unire tra loro sacro e profano, creando una macabra atmosfera liturgica in cui è la luce stessa a rendere ancora più imponenti e deformi le ombre dell’Orrore. Personalmente, sono da sempre molto affascinato da queste dicotomie che, se presti attenzione, puoi ritrovare come una costante anche nella tradizione religiosa stessa: ti basti pensare al ricorrente concetto di “morte” e “peccato” strettamente connessi a quello di “vita” e “salvezza”, o all’emblematico momento della crocifissione in cui anima e corpo vivono al tempo stesso un’esperienza di elevazione/martirio dimetricamente (e apparentemente) opposte.
Grande poliedricità in termini musicali, ma anche concettuale, a partire dalle spinosissime tenatiche selezionate, per finire con la molteplicità linguistica che finora ho potuto riscontrare ben poche volte. Scelte che personalmente mi hanno molto colpita, in quanto possono ingenerare due reazioni: 1) naaaa, troppo difficile per me star dietro a tutta ‘sta roba; 2) interessante, e magari imparo qualcosa di nuovo. Ma tornando a voi, com’è nata quest’impostazione?
La scelta di accompagnare ogni nostro album ad un preciso apparato concettuale è venuta molto naturale: da sempre ci prefiggiamo di affrontare gli argomenti che ci affascinano con particolare profondità, e la profondità si configura come una ricerca vera e propria e che impregna totalmente il relativo comparto musicale e dalla quale, come esplicato in apertura, esso stesso si origina.
Per quel che riguarda l’utilizzo di lingue diverse, ho scelto di inserirle per rendere la proposta dei Darkend ancora più viva e caratteristica: così, ad esempio, trovo fondamentale utilizzare il latino quando ci prefiggiamo di conferire ad un dato segmento musicare un’atmosfera liturgica o funerea, così come l’italiano e l’aramaico sono utilizzati per quelle componenti che percepiamo come particolarmente arcane e solenni. L’inglese rimane la lingua principale (la sua poetica e la musicalità della sua strutturazione sono uniche) e funge da collante per tutto il resto.. tuttavia abbiamo già pronte alcune novità in questo senso, che andranno a caratterizzare il quarto album.
Al di là della vostra personale ricerca, GRAND GUIGNOL è un’opera che vuole portare l’ascoltatore ad elevarsi, non è così? Non sono molte le band che si prefiggono obiettivi di questo tipo, o che abbiano intenzioni simili…
Assolutamente. Come già accennato il livello a cui vogliamo portare l’ascoltatore è quello del profondo coinvolgimento interiore, non del semplice intrattenimento. È anche per questo che i nostri concept sono spesso caratterizzati dalla presenza di enigmi e rompicapi che per essere risolti necessitano della partecipazione attiva di chi vuole davvero capire. Non ci interessa esporre i risultati delle nostre ricerche ma condurre chi ci segue ad intraprendere egli stesso un processo di ricerca: la conoscenza infatti non può essere “spiegata”, per essere raggiunta deve essere esperita, in tutto e per tutto.
Nel prossimo tour con i Cradle of Filth ci sarà qualche concerto in madre terra Italiana? Dove? state mettendo a punto qualcosa di speciale in vista della nuova partenza? Si può avere qualche anticipazione?
Si, ci saranno due date italiane: il 26 novembre a Bologna e il27 aMilano! In attesa della partenza stiamo preparando un nuovo live set che caratterizzato da un forte impatto teatrale e che si configurerà come un rituale vero e proprio.. contiamo di trovarti presente tra il pubblico, così potrai giudicare tu stessa! :-)
WWW.HEAVY-METAL.IT vi ringrazia per il tempo dedicatoci, e resta in attesa di vedervi sul palco! A presto!
Grazie a te Laura, per lo spazio concessoci, per il supporto e per la disponibilità! E grazie a tutti coloro che stanno credendo in noi e ai lettori di heavy-metal.it per l’attenzione e il tempo che vorranno riservarci: vi invitiamo a seguirci e a contattarci direttamente per qualsiasi richiesta/curiosità tramite il nostro sito ufficiale (www.darkend.it) o la nostra pagina facebook (www.facebook.com/darkendofficial). Grazie ancora, spread the Cult of Horror!