Il secondo studio album di Geoff Tate, lascia ancora una volta l’amaro in bocca, sembrava infatti che dopo la separazione dai Ryche, l’irrascibile autore nel tempo di album capolavoro come “Operation Mindcrime” e “Empire”, avesse il dente avvelenato per quanto successo negli ultimi mesi, sfoderando qualcosa di unico. Ma questo invece era stato solamente il pensiero di chi come me è cresciuto con i vecchi Queensryche e soprattutto con il primo Tate, che a distanza di dieci anni (dal primo solo album) oggi torna con “Kings & Thieves” sotto Inside Out, con un album tranquillamente riconducibile a quanto ultimamente gia’ suonato ed ascoltato con i Queensryche.
Cominciamo subito per dire che si tratta di un prodotto, impeccabile sotto il profilo audio qualitativo, che scorre anche abbastanza bene, con la voce di Tate che sovrasta sopra ogni nota musicale che ancora oggi rimane unica ed inimitabile, ma che non lascia il segno a parte qualche riff qua e la echeggiante il vecchio “Promise Land”, che sicuramente è stato l’ultimo album relativo alla “prima era” (la migliore) del cantante. Discorso a parte ma un po’ troppo riduttivo, va fatto per la splendida ballad “Waiting” posta alla fine dell’album, ma non possiamo mica accettare che il nuovo album dei Ryche sia tutto qua….oh no!!
In definitiva un album rock di canzoni normali, che dimostra l’immensa vena creativa del cantante, alle prese con il suo inimitabile alter-ego di uomo immagine autore di pagine importanti della scena metal, dedicato ai fan innamorati della pazzia di questo artista, sperando di ritrovarlo in tour, dove ha sempre dimostrato di meritare le attenzioni del pubblico. Certo quando in un album compare la scritta “Geoff Tate” si pensa sempre di aspettarsi qualcosa di meglio.