A volte qualcosa arriva di sorpresa nelle nostre vite e per un po’ risalta su tutto il resto…
E’ quello che mi e’ successo con gli Ashram, trio italiano di cui avevo sentito tessere le lodi, ma al quale non avevo dedicato attenzione… o almeno non lo avevo fatto fino al momento in cui ho sentito For my sun. Questa canzone mi ha infatti aperto le porte alla musica del gruppo, che piano piano si e’ fatta strada fino a monopolizzare i miei ascolti degli ultimi giorni.
E’ una musica malinconica quella degli Ashram, intimista ed autunnale, triste e dolcissima, permeata da un’originale atmosfera “mediterranea”. I 15 pezzi dell’album (chiamato semplicemente “Ashram”) sono infatti tutti costruiti sul pianoforte di Luigi, un pianoforte dolce e nostalgico, delicato e toccante, sul quale si appoggia poi la voce di Sergio, una voce quasi femminile, capace di interpretare i testi intimi e semplici (ma toccanti) con un trasporto che non può non emozionare… e poi ci sono i violini di Alfredo, struggenti ed evocativi, perfetti per portare un’aura di malinconia nelle composizioni.
Poco altro si aggiunge a questi tre elementi durante lo svolgersi del disco… Non pensiate però ad un album “patetico”, perché quello degli Ashram non lo e’! Certo, questo non e’ un disco per tutti. Bisogna essere predisposti per farsi toccare l’anima da una tale musica, ma se non disdegnate di lasciarvi cullare da quella nostalgia che porta con se’ anche tanto calore interiore non potrete fare altro che perdervi in queste sensazioni cosi’ pure.
For my sun vi incanterà con le sue dolci melodie, Fairy wind vi cullerà con la sua delicatezza, Forever at your mercy vi farà chiudere gli occhi con la sua emozionalità… mentre Nevermore sorrow vi colpira’ al cuore con la sua urgenza, Elisewin (ispirata ad “Oceano Mare” di Alessandro Baricco) vi commuoverà con la sua emozionalità e I’ve lost myself vi farà smarrire con il suo senso di disorientamento…
Va detto che non tutto l’album si mantiene su questi livelli, tuttavia 15 brani (quasi un’ora di durata) sono tanti, e comunque anche i momenti che colpiscono un po’ meno (soprattutto i brani strumentali e quelli dove prevale l’atmosfera di “sofferenza”) sono toccanti, pur non raggiungendo l’apice emozionale dei pezzi più “agrodolci”.
Insomma, “Ashram” e’ senza ombra di dubbio un grandissimo esordio, che ci mostra una band già matura e ricca di idee… Ora non posso far altro che stupirmi di fronte alle sorprese che il nostro paese ci sta facendo quest’anno e consigliare il disco a tutte le persone più sensibili (di metal non si vede neanche l’ombra, anche se possiamo parlare un po’ impropriamente di gothic/dark, ma e’ forse importante ? Questa e’ musica fatta col cuore, e ciò dovrebbe bastare…).
Lasciatevi cullare dagli Ashram, poi tornerete alla vostra vita quotidiana, ma almeno per un’ora avrete viaggiato dentro di voi…