Immaginate la scena: l’arrivo di una copia promozionale in un pacchettino postale direttamente dai Paesi Bassi. Tale disco è l’ennesimo che bussa alla porta del recensore di turno con la richiesta di un po’ di doverosa attenzione ed il compito dello scribacchino è quello di ascoltare più volte la musica contenuta nel supporto ottico ed esprimere un giudizio più super partes possibile rimanendo adeguatamente professionale nelle critiche. Tenendo presente la media delle uscite mensili, il “giornalaio” di turno si troverà a dover affrontare un discreto quantitativo di lavori, diciamo una ventina al mese come media, ed è facile comprendere come dopo qualche tempo tutto ciò diventi una routine fatta di attesa del pacco, ascolto del lavoro e redazione dell’articolo. La necessità di essere sorpresi è tanta, ma le occasioni che questo avvenga sul serio si contano sulle dita di una mano.
Tutto questo per dire che i gruppi emergenti, per farsi ricordare dal pubblico, devono incorporare degli elementi distintivi che li elevino dalla massa della concorrenza. I Nailgun Massacre riescono in quest’impresa non da poco inserendo nella custodia del loro disco d’esordio un chiodo di 10 centimetri (!). Ora è opportuna una domanda: onestamente, a chi sarebbe venuta in mente una cosa del genere? A pochi, questo è certo. Quindi gli autori di Backyard Butchery segnano un punto a loro favore, ma le sorprese non finiscono qui: l’intro di Albert The Geek è una musichetta da varietà circense ed ospite su disco c’è tale Paul Speckmann degli americani Master, non certo un novellino visto che è in giro con la sua band dal 1983.
Ok, ora che sono stati elencati i punti salienti di ciò che sta intorno al disco, è venuto il momento di parlare di musica, cioè quello che conta veramente. Con un sound che pesca a piene mani dal marciume di casa Autopsy, Asphix ed Hail Of Bullets, il quintetto dà vita ad immagini orrorifiche, spettrali e violente che ricordano da vicino l’horror della Hammer Film Productions. Brani come Zombie Swamp e Jugannatha! ben esprimono il ventaglio sonoro attorno al quale si muove lo stile dei cinque olandesi e caratterizzano un lavoro che sprizza putridume da tutti i pori. Non paghi di ciò, i Nailgun Massacre confezionano alla fine un disco decisamente degno di nota, formato da pezzi diretti, potenti e senza il minimo accenno di fronzoli o compromessi di alcun tipo.
Death metal come i Carcass più marci insegnano.