Davvero una piacevole sorpresa questo debut album dei torinesi Hortus Animae per la Black Lotus Records. Il genere proposto da questi quattro ragazzi è un black metal sinfonico sì, ma aperto alle sperimentazioni (anche se lievi).
Il disco è composto da otto brani (direi quasi tutti di lunga durata) e da un’intro, ma non si tratta solamente di black metal; vi sono aperture gotiche (di buon livello) le quali si sposano egregiamente con le partiture più aggressive, vi sono anche sperimentazioni (come dicevo prima) dovute anche, spero non sia così, al voler mostrare capacità tecnico/compositive. Sarebbe giusto precisare, sin dall’inizio, che qui di innovativo (a parte una cover/medley di cui parleremo dopo) non c’è quasi niente, però è anche giusto ammettere che di idee ce ne sono …. e questo è solamente il debut album!
Otto brani, dicevo qualche riga fa, che spaziano da sezioni più tirate ed estremamente aggressive (grazie anche all’ottimo drumming di Grom, già con Doomsword ed Ancient) e sezioni più riflessive, cupe ed atmosferiche, che evidenziano un certo amore verso sonorità più “soffici” e decadenti, di solito estranee ad un genere quale è il black metal. Ed è proprio grazie alla qualità con la quale i nostri riescono ad unire, quasi in simbiosi, queste due entità che “Waltzing Mephisto” assume un discreto valore, dandoci più che altro notevoli speranze per il futuro.
Le influenze che hanno dato vita a questo album sono molte; dai Dimmu Borgir (per quanto riguarda il riffing) al più puro ed incontaminato (quando si tratta di pestare sull’accelleratore), dalle leggere sperimentazioni alla Arcturus (mantenendo le dovute distanze) quando si tratta di variare ritmiche e di certi arrangiamente di tastiera, alle atmosfere decadenti e raffinate che solo la musica gotica può regalare.
Insomma di idee ce ne sono davvero ma hanno bisogno di essere sviluppate in modo migliore, maturo se vogliamo. Se proprio dovessi scegliere dei brani migliori fra quelli proposti sceglierei “Enter” che affascina per la sua violenza e per il suo riffing malsano, oppure “Springtime Deaths” per il suo inizio in crescendo, oppure il pugno in faccia rappresentato da “Welcome the Godless” che rappresenta l’episodio in assoluto più vicino al black metal puro e senza contaminazioni.
Altra sorpresa (che sicuramente farà storcere il naso dei seguaci della fiamma nera più intransigenti) è rappresentata da una sorta di cover/medley di “Freezing Moon” (rivista e modificata) degli immensi Mayhem accompagnata da melodie ispirate ai Tubular Bells di Mike Oldfield che risulta essere accattivante (quanti prima ci hanno pensato???) e quindi andrebbe presa, a mio parere, come una prova di coraggio.
Bene, tirando le somme, è un bel disco, fossi in voi darei una possibilità a questo “Waltzing Mephisto”.
Una buona promessa per il futuro? Tutto dipende da voi!