Fa sempre piacere vedere che i “vecchi leoni” continuano a ruggire e sono ben lungi dall’abbandonare la scena: dopo la reunion di successo dei leggendari Hanoi Rocks, Michael Monroe ci offre ora il suo nuovo, quinto, album solista successore di quel “Life Gets You Dirty” risalente ad ormai più di tre anni fa.
Diciamolo chiaramente: il ruggito dello scatenato Michael fa ancora una volta impallidire tutte le pseudo-nuove leve del punk-rock e del rock’n’roll, che troppo spesso con questi generi non hanno proprio niente a che vedere ed altro non sono che boy bands con due tatuaggi e una chitarra elettrica…
Fin dai primi secondi dell’iniziale “Do Anything You Wanna Do”, l’energia e la carica di Michael vi impediranno di stare fermi, vi costringeranno ad alzare il volume e vi faranno dimenticare tutti i problemi e i casini della vostra giornata… e non è questo in fondo il vero spirito del rock’n’roll?
Si prosegue con la briosa “Right Here, Right Now” e con l’irresistibile mid-tempo “Stranded”, a mio parere il pezzo migliore del disco, che assume un tono leggermente più riflessivo e dove fa la sua comparsa anche il mitico sassofono di Michael.
E si continua così per tutto il disco, tredici canzoni di incontenibile punk-glam-rock’n’roll della vecchia scuola, che rimandano direttamente ai tempi d’oro di “Not Fakin’ It” e che attraverso le sue melodie fanno rivivere lo spirito di bands come T-Rex, New York Dolls, Ramones e perchè no, degli stessi Hanoi Rocks.
Ed ecco l’intrigante “Shattered Smile”, la breve e sparata “What Love Is”, la sottilmente malinconica “Life’s a Bitch and Then You Live” (uno degli ultimi pezzi scritti assieme alla moglie Jude Wilder, scomparsa lo scorso anno)… ed ancora, ottimi pezzi come “Thelephone Bill’s all Mine” (una ballad che vi si stamperà in testa) e “Identity” (dove ricompare il bellissimo sax), fino ad arrivare alla conclusione con la cover di Leonard Cohen “Hey That’s No Way to Say Goodbye”.
Che dire, il tempo durante l’ascolto di questo disco tende davvero a volare via!
I pezzi puntano tutto sulla carica e sull’energia, ma non per questo sono suonati male, anzi: mi sono decisamente piaciuti gli arrangiamenti, così come le parti di chitarra, vivaci e pungenti, ed ovviamente la voce di Monroe, a volte leggermente più “roca” rispetto ai vecchi tempi, ma non per questo meno potente e trascinante.
Ora, è doveroso notare, in fase di giudizio complessivo, che 9 delle 13 tracce presenti sul disco sono cover: ad ogni modo, è altresì vero che lo stile dell’album risulta omogeneo e che le canzoni sono state tutte rivisitate molto bene nello stile di Michael, tanto da affiancarsi senza problemi ai pezzi nuovi (che fra l’altro sono anche i migliori del disco).
In conclusione, un piacevolissimo ritorno a riprova che, nel rock’n’roll, la classe non è acqua!
Fabio Marazzi |