I Last Eternal Breath, band collocata a Barcellona Pozzo di Gotto (ME), esordisce con il suo death tecnico e di vecchio stampo con l’EP “From a Tormented Soul”.Composto da quattro tracce per un totale complessivo di venti minuti circa, la registrazione si rifà molto allo stile dei compianti Death, capostipiti del genere, mettendo così in chiaro velocità, cambi ritmici e soprattutto tecnica strumentale distribuita con intelligenza e gusto.Ogni brano è scandito da un profondo e ruvido growl che in alcune parti è accompagnato da una gradevole linea vocale più scream, particolarmente presente nell’ultima canzone, “Pandeistic”; molto apprezzabile è inoltre l’ottimo contrasto ricreato dalla contrapposizione di violente parti vocali e strumentali ad improvvisi stacchi nettamente più melodici e tranquilli
.Così come la qualità della registrazione (autoprodotta) anche la tecnica dei singoli musicisti è più che buona, componendo costanti cambi di tempo su strutture in variazione continua; partendo dal primo brano, “… In the Aeons”, aggressivo sin dalle prime note, possiamo subito constatare che a differenza di molte altre band in cui risalta principalmente all’orecchio la voce e la batteria, questi ragazzi sono stati molto bravi nel dare ad ogni strumento la sua giusta rilevanza, mettendoli così in risalto tutti con parti singolarmente molto complesse.Molto di gusto sono infatti i numerosi stacchi chitarristici con sweep o scale molto veloci armonizzate piazzate al momento giusto nel posto giusto od anche le molteplici parti strumentali che caratterizzano i brani, dando al lato death del pezzo il suo alterego melodico.
I ritmi rimangono sempre incalzanti ed il prodotto finito colpisce subito nel segno affascinando l’ascoltatore e facendo dispiacere che i brani presenti siano soltanto quattro; per essere autoprodotto inoltre, il sound è di qualità molto buona e lascia trasparire un po’ di quella che era la vecchia sonorità, come i primi Death od Obituary (anche se di qualità molto migliore visto che parliamo di una release del 2011).L’EP si conclude poi, dopo venti minuti che scorrono velocissimi, con una dissolvenza del riff principale che sfocia in una chiusura assegnata a degli archi, probabilmente riprodotti in digitale con una tastiera di notevole effetto.
Per chi apprezza il death tecnico e melodico non avrà difficoltà a gradire questo demo riuscito ottimamente e che lascia l’amaro in bocca per i pochi brani, facendo così accrescere il desiderio di ascoltare un disco intero.Complimenti vivissimi in attesa di vedere uscire il primo full lenght!