Dopo ben otto anni, una delle più potenti thrash metal band di tutti i tempi torna a far parlare di sé con il seguito di “We’ve Come For You All”, “Worship Music”.
Da quel lontano 2003 in casa Anthrax sono avvenute molte cose, soprattutto nella line up, con la sostituzione di Bush con Belladonna, a sua volta sostituito poi con Dan Nelson per due anni, prima di tornare in formazione, oltre poi all’ “intrusione” di Joey Vera al basso nel 2004/2005 ed il rientro Dan Spitz alla chitarra dal 2004 al 2007.
Adesso che la formazione si è ristabilizzata (o almeno sembra) abbiamo tra le mani la prima release con Joey Belladonna alla voce da quel seminale “Persistence Of Time” del 1990; adesso la domanda è, riusciranno i nostri a tornare al vecchio mosh sound?
La risposta è assolutamente si! Questi rinnovati new yorkesi tornano a picchiare duro con una opener come “Earth To Hell” che dopo una breve intro strumentale denominata “Worship” riporta alla mente i bei tempi del thrash puro e crudo. L’unico cambiamento generale è dovuto ad un leggero incremento delle parti melodiche, in particolare dei chorus che sono più marcati rispetto ai vecchi album.
Le linee di Scott “Not” Ian sono sempre taglienti e pronte all’attacco, mentre per quanto riguarda la voce troviamo per l’appunto molta più melodia, come possiamo notare ad esempio nella successiva “The Devil You Know”, dai cori ormai diventati marchio di fabbrica della band che si vanno ad intersecare con un ottimo assolo di chitarra e con un chorus molto armonioso.
Già apprezzata live in quel di Milano irrompe in scaletta la potentissima “Fight ‘em Till You Can’t”, dalle sonorità degne dei vecchi Anthrax, a dimostrare che possono ancora insegnare molto nel genere; Charlie Benante sembra essere tornato ai tempi di “State Of Euphoria”, quando dopo meno di due minuti il ritmo cambia per far spazio ad un ritornello più melodico ed anche un po’ fuori luogo se vogliamo nonostante sia alla fine orecchiabile. Il brano si articola poi in una devastante parte strumentale con un assolo molto bello di Scott che risfocia nel riff killer iniziale per una degna conclusione. E’ probabilmente il brano che riporta alla mente più di tutti il tipico sound da mosh-pit sfrenato della band.
“I’m Alive” sfoggia un sound costantemente più compatto e potente che non perde d’intensità fino al finale che si va a legare con “Hymn 1”, il secondo dei tre stacchi (il primo era “Worship”) che completano l’album, costituito da una parte di archi che si unisce all’intro di campane della successiva “In The End”, il brano più lungo del disco con i suoi sei minuti e quarantotto secondi.
Con questi quasi setti minuti sulle spalle la traccia riesce comunque a risultare incisiva e costantemente martellante con un groove che non lascia dubbi su un effettivo ritorno di fuoco con uno Scott più carburato che mai ed un sound che procede a passo cadenzato.
Benante introduce poi quello che risulta essere un brano basato molto sulla linea vocale, costantemente rimarcata da controvoci e basata su un ritmo pesante e preciso che aggiunge questa “The Giant” ai pezzi riusciti dell’album.
A questo punto ritroviamo l’ultimo intermezzo “Hymn 2”, questa volta composto da un rullo di tamburi in stile di marcia che va a sfociare nel riff iniziale di chitarra di “Judas Priest”, poco meno corta di “In the End” e nuovamente azzeccata. Introdotta da una ottima parte di chitarra solista che si serra poi in una ritmica stoppata che a tratti si libera alternandosi ad un piccolo chorus di tono più alto; Belladonna dimostra di essere ancora in ottima forma mentre la band consolida un sound che ritorna indietro nel tempo
Con la successiva “Crawl” i toni vanno a calmarsi con splendide parti lente alternate a riff molto aggressivi costruiti intorno al cantato deciso di Joey che con una controvoce di risposta rimane sempre in prima linea. A seguire abbiamo “The Constant” a riportare alto il battito, che definirei per l’appunto un costante ritmo pulsante e tagliente in perfetto stile con l’album. Da notare un fantastico assolo di Scott sul finale del brano.
A chiudere questo entusiasmante ritorno sulle scene troviamo “Revolution Screams”, ennesimo tributo al thrash di qualità ed ennesima conferma che i nostri sono tornati a fare musica pesante per metalheads affamati di violenza sonora. Finita questa bella traccia non togliete il disco dal lettore perché dopo un manciata di minuti sarà vivida nelle vostre casse la cover dei Refused “New Noise”, davvero molto ben riuscita.
Con questo split di grande impatto gli Anthrax riprendono a gomitate il posto che gli spetta nel panorama metal e posso dire con tutto cuore che sentire di nuovo l’alternate picking sfrenato di Scott sovrapposto al doppio pedale di Benante con sopra la voce del mitico Belladonna mi ha dato la certezza che per superare questi ragazzi con una nuova release, i big del thrash dovranno sudare molto questa volta! Non perdete assolutamente questo cd che speriamo possa dare un stabilità duratura a queste macchine del mosh pit più massacrante sperando di poterli apprezzare presto da headliner nel nostro paese!