Tornano i riminesi Ancient Bards con il loro terzo studio album, “A New Dawn Ending”. Benché i nostri rimangono (giustamente, visto che si tratta del loro genere preferito) ancorati alle sonorità del symphonic epic metal tanto care ai Rhapsody, è impossibile non notare la crescita del combo romagnolo che, disco dopo disco, conquista sempre più spazio nella scena europea e mondiale.
Come detto, le coordinate musicali dei nostri rimangono le stesse ma la struttura dei brani risulta più chiara e meno intricata, segno che la band si è data da fare per snellire e agevolare l’ascolto di ogni singolo brano. Non mancano pezzi diretti e immediati come l’opener A Greater Purpose, accanto ad episodi più epici come Across This Life o In The End, in cui si fa apprezzare l’amalgama tra tastiere e chitarra. Cori bombastici e orchestrazioni sono ormai un trademark per gli Ancient Bards.
Anche la cantante Sara Squadrani offre una prova decisamente convincente, mostrando un’espressività superiore rispetto al passato. Ne è prova la sua prestazione nel lento In My Arms, sicuramente il brano più accessibile del disco, in cui la sua voce si distingue positivamente nello splendido refrain del pezzo.
C’è anche spazio per un duetto tra la Squadrani con l’onnipresente Lione, in The Last Resort, brano piuttosto variegato che vi lascerà sorpresi nel caso pensiate di trovarvi di fronte a una copia dei Rhapsody.
Non potevano ovviamente mancare le suite, ben due (Showdown e la titletrack A New Dawn Ending). Il tastierista Daniele Mazza ha la possibilità di sviscerare la sua passione per la musica epica e cinematografica, con orchestrazioni, cambi di umori, miscelate a sfuriate metal.
“A New Dawn Ending” ribadisce quindi il valore del combo italiano e farà la felicità degli amanti del metallo più orchestrale e pomposo. Ora una maggiore attività live, magari anche in giro per l’Europa, è il prossimo passo da compiere per gli Ancient Bards.