I bresciani Diamante nascono nel lontano 1994 con una prima formazione che unisce le differenti influenze musicali provenienti da ogni componente della band, quali rock, hard rock e prog. Nel 2000 realizzano il loro primo full-lentgh “Riflesso” , proseguendo nel 2007 con il secondo omonimo album “ Diamante” . Il 2011, purtroppo si rivela un anno tragico, segnato dalla scomparsa del tastierista Nicola.
Il gruppo, nonostante il dolore per la perdita del prezioso componente, non si dà per vinto: attraverso ottime doti, una crescente maturazione musicale e il sostegno del loro pubblico, torna al lavoro, più deciso e forte di prima.
La new entry Alan sostituisce la figura di Nicola, aiutando gli altri componenti della band a riprendere l’attività e a portare alla luce il loro dolore attraverso un disco lodevole sotto tutti I punti di vista, apportando freschezza e novità.
L’artwork dell’album caratterizzato da una fenice infuocata su uno sfondo tenebroso, non solo rimanda al concetto del titolo dell’album “Ad Vitam Reditus” , letteralmente “ritorno alla vita”, ma anticipa già l’essenza delle nove tracce che lo compongono: un’ anima hard rock rabbiosa, sofferente e a tratti oscura , viene spaccata e abbagliata dalla luce di quella fenice infuocata che vuole riprendersi la vita, senza mai dimenticare il dolore dei ricordi, che, in questo caso e per questo album, è un carburante assai efficace.
Un songwriting poetico, a tratti spigoloso e malinconico cammina, marcia e galoppa a seconda delle situazioni , e quindi a seconda delle tracce, su un tappeto hard rock e prog che rimandano rispettivamente – e non poco – nomi illustri quali Uriah Heep, Deep Purple, Balletto Di Bronzo, Biglietto per l’inferno e Locanda Delle Fate.
Insomma, non stiamo parlando di aria fritta e questo gruppo è decisamente in grado di sostenere la dura prova del confronto con quei grandi nomi che hanno fatto grande la storia del rock italiano.
La capacità coinvolgente del gruppo, cresciuta soprattutto nei live, trova espressione completa e perfezionamento del suono in questo full length firmato con la Atomic Stuff Records. Cominciando da “ Il Pagliaccio” che ci accompagna a ridere delle beffe della vita che nuotano e scorrono in fiume hard rock; la triste e profonda “Vedi Fratello” illuminata da backingvocals e acuti del cantante che riescono sia ed alleggerire l’atmosfera pesante e commovente, sia a creare un alto senso di tensione. Eccellente la cover della splendida “Ballo in Fa Diesis Minore” di Branduardi, riproponendola in modo personale, senza stravolgerla, utlizzando un hard rock robusto ed energico, facendo emergere ancor di più il significato della toten tanz, come se davvero la morte combattesse con la musica e qui, forse ancor di più che nell’originale, vince la musica con potenti colpi di basso e grintose chitarre.
Si prosegue con il ritmo saltellante di “Io Sono … e Sarò”; matrice più puramente rock, con consistenti capriole chitarristiche per “Respirare Te”; la misteriosa e malinconica intro di “Profumo d’ Oriente” immerge nell’incanto di paesaggi magici e lontani che conducono ad un racconto tutto rock, profondo e sognatore; “Non resisto” fa tornare indietro di tanto tempo, percorrendo un corridoio rock anni ’70, delimitato da massicce, quasi indistruttibili colonne di basso ed impreziosita dall’elegante presenza di hammond; proseguiamo con il trascinante hard rock di “Gloria”, una sorta di preghiera che con il suo cambio ritmo ed il suo incedere, conduce a pregevoli passaggi prog, nei quali ritroviamo il suono di quella fenice infuocata e rabbiosa che vola maestosa verso la libertà. Il disco conclude con il festoso folk rock de “la Ballata Del Buon Vino”, dall’atmosfera medioevale.
“Ad Vitam Reditus” è un disco che, nonostante I suoi lati malinconici e ombrosi, brilla, brilla di luce propria e con tutta la forza e l’energia che conoscono soltanto coloro che dopo una tragica caduta si rilazano, consapevoli che la musica non sia un gioco, un orpello o un contorno frivolo. Essa fa parte di quella serie di eroi, di qualsiasi natura o genere, che combattono con e per noi, aiutandoci a vincere quelle piccole ma grandi battaglie quotidiane. Questo è il riscatto del gruppo e l’eredità del tastierista è un dono prezioso: lui è e rimarrà l’eroe del gruppo ed io, oggi, ho trovato i miei nuovi eroi: I Diamante.