Black e Death Metal non sono due generi che si sposano alla perfezione, nel senso che infarcire il Black con elementi Death Metal come ad esempio lo sono i riff granitici o come lo è un songwriting più articolato o una produzione un tantino più potente, fa perdere alla proposta gran parte del suo lugubre mood.
I Belphegor però pur mischiando queste sonorità sono prima di tutto un gruppo Brutal, un gruppo che sfrutta gli elementi più violenti e taglienti del black metal per estremizzare il loro cattivissimo sound, per dargli un mood assolutamente maligno, ed in ultima analisi per differenziarsi dalla miriade di gruppi tutti fin troppo simili nel riproporre gli stilemi di un genere che di suo non brilla per essere molto malleabile alle sperimentazioni.
Con questo non voglio dire che gli austriaci abbiano inventato un nuovo modo di suonare… per carità! “The GoathChrist” e “The Sin – Hellfucked”, con un riffing che richiama gli Hate Etarnal di “Conquering The Throne” ci mostrano come il Death Metal floridiano è più che un punto di partenza. Eppure i Belphegor, dopo il mezzo passo falso compiuto col precedente disco, si dimostrano capaci di sfruttare a pieno le loro capacità e la materia a loro disposizione, che magari non sarà costituita di schemi troppo originali (dopotutto i nostri hanno iniziato nel lontano 1991), ma che se accompagnati da un songwriting abbastanza vario hanno ancora la capacità di coinvolgere. Aggiungiamoci che i nostri riescono a dare varietà alle loro canzoni con degli elementi Black Metal; non solo sfruttando il tagliente e veloce riffing tipico di alcuni gruppi (svedesi) del genere, ma anche elementi un po’ più oscuri come le tastiere di “Demonic Staccato Erection” il cantato di “Fukk The Blood Of Christ” o i cori della conclusiva “Fleischrequiem 69” (la canzone più particolare del cd).
Ovviamente non comprate questo disco pensando di avere a che fare con un gruppo Black Metal, potreste rimanere molto delusi perché come già detto gli austriaci hanno come base il Death più brutale, che poi sia condito con riff un po’ più “oscuri” e “gelidi” del solito non cambia molto la realtà dei fatti. “Lucifer Incestus” è un lavoro estremamente meritevole la cui bellezza è inficiato dalla puerilità dell’artwork, e dai testi porno-blasfemi che farebbero passare la voglia anche ai più benintenzionati (se poi amate certe cose i Belphegor vi attendono a braccia aperte). Superato questo scoglio il disco vi assalirà senza tregua e senza momenti deboli per una mezz’ora abbondante e alla fine ringrazierete per tutta questa violenza. Non si merita un voto più alto solo per “l’alto livello artistico del concept”.