Giunti ormai al quarto full lenght della loro carriera i Withering Surface sono la classica band cresciuta pane ed At The Gates. “Stranamente” non provengono dalla Svezia, ma l’influenza del metal scandinavo è fortemente radicata in un sound che ha il grosso difetto di risultare schematico e poco personale.
Il loro thrash/death, infatti, pur essendo discretamente suonato, ha la sfortuna di nascere in un periodo saturo per i seguaci della leggenda che ha dato alla luce quel capolavoro intitolato “Slaughter of the soul”. Dato che, come è risaputo, non ha molto senso tentare di emulare un lavoro (e che lavoro!) già ben espresso 10 anni fa, sarebbe importante per le band appena citate sviluppare un’attitudine personale che le faccia emergere dall’omologazione. L’assenza di questo fattore è la prima grossa carenza del combo danese. Se a questo si aggiunge quel senso di “deja-vu” che travolge l’ascoltatore durante le ultime tracks “Force the pace” è servito.
Voglio ancora sottolineare che il disco è ben suonato ed accompagnato da una buona produzione, qualità che non riescono però a sopperire alle carenze stilistiche della band. Si parte subito forte con l’opener “Gears”: riff “in your face” nei canoni thrash death duro e puro, break vocale che fa eco allo style di sua maestà Tomas Lindberg e strofe interdette da chorus in clean vocals nella scia degli ultimi Soilwork. Tutto già visto.
Raccontare il resto sarebbe alquanto inutile, in quanto i Withering surface riff dopo riff, growl dopo growl, chorus dopo chorus offrono sempre lo stesso prodotto. Un prodotto ben confezionato ma che una volta ascoltato lascia un senso d’inconsistenza. Un prodotto in cui c’è poco spazio per la fantasia e per un’attitudine personale, che sia essa intesa a livello di sonoro, a livello ritmico o addirittura in termini di artwork (confrontare lo style della cover in questione con quella di “Haven” dei Dark Tranquillity per credere).
Un disco che senza alcun dubbio potrà interessare chi di questo genere è profondo amante, ma dal cui acquisto non si trarrebe altro beneficio se non quello di aggiungere un doppione alla propria collezione.