Tutto sembrerebbe essere in regola: musicisti di rilievo, ovvero le chitarre dei Sacred Steel e l’ex batterista dei Primal Fear, ottima produzione, ottima grafica (firmata da Travis Smith). Ma il risultato, tutto sommato, è abbastanza deludente.
Song noiose, riff semplici ridotti quasi all’osso, ritmi lenti e tediosi. Insomma, il terzo album dei My Darkest Hate non convince affatto il sottoscritto, che comunque aveva apprezzato il precedente “To Whom It May Concern”.
Il combo propone un death metal di vecchio stampo, alla maniera dei Bolt Thrower, privo pero’ di mordente, di un qualcosa per cui si possa essere ricordati.
Devo dire di aver fatto una grossa fatica per ascoltare l’intero cd, e non ho cambiato assolutamente idea: le canzoni non coinvolgono e vengono tirate per le lunghe con riff lineari, divertenti da suonare ma non da ascoltare, sulle quali si cimenta il vocalist Simper con il suo growling monocorde.
Eppure l’opener, “I Am At War”, faceva presagire ad un bell’album, grazie ad esplosivi riff seguiti a ruota dal grande Sperling alla doppia cassa, ma ho dovuto aspettare fino a “Catch The Bullet” dove vengono usati riff piu’ coinvolgenti delle precedenti song, e soprattutto meno basate sulle solite ritmiche ormai abusate nel genere proposto dal gruppo tedesco.
Aspettiamo il prossimo disco, e speriamo che le cose migliorino anche musicalmente.