In un mondo retto dalla perenne lotta fra la Legge e il Caos i Belëf determinerebbero sicuramente la vittoria dei demoni maligni. La loro linfa nutritiva infatti sembra essere stata infettata da Arioch, Signore del Caos, e l’unica costante che vive nel loro mondo è la Disarmonia. Descrivere un album come “Infection Purification” è cosa estremamente ardua per chi non sia mai stato dominato da questo parassita, perché la Dissonanza è la vera anima di tutte queste note, sempre contrastanti, sempre in disaccordo, mai lineari e facili da penetrare.
Ma qua non siamo neanche davanti a quei gruppi che pur parteggiando per questa fazione infernale sono riusciti a creare un proprio iter personale ed emotivo di possibile lettura. Riuscire a capire il procedere di queste canzoni è compito quasi impossibile. Marce velocissime, che si concedono solo rare pause (nella seconda “I Need Enemies” e nella quinta “Barbarian Steel”, la migliore, sempre sia possibile dare un giudizio obbiettivo a questi parti del caos), che mutano forma continuamente, ad ogni battito umano, quasi fossero un mostro metamorfico pronto a colpire l’ascoltatore con facce imprevedibili e per questo terrificanti (sembra di vedere la materializzazione delle difficoltà affrontate da Elric di Melnibonè nel celebre romanzo di Moorcock).
Bisogna anche dire che in Francia i Belëf non sono gli unici ad aver fatto della Disarmonia il proprio Verbo da seguire, però finora in pochi hanno toccato abissi così cupi (i Deathspell Omega hanno ottenuto risultati opposti seguendo la stessa via). Anche la grafica non fa niente per risollevare lo stato abietto in cui versano questi ragazzi che sinceramente dal 2000 (anno in cui è uscito un loro EP) potevano generare qualcosa di più positivo.
In conclusione, un album difficile, che si fa ascoltare a fatica tanto è caotico, disarticolato e nevrotico. Solo un vero Demone del Caos potrebbe gradirlo.