I Magellan sono da sempre l’espressione artistica dei fratelli Trent e Wayne Gardner i quali, dopo quindici anni d’attività e cinque album in studio, tornano a deliziarci con questa sesta release. I brani di “Symphony for a misanthrope” dimostrano come i Magellan siano una band capace di evolversi con il passare del tempo, senza snaturare il tipico sound che li ha resi famosi.
Questa volta le canzoni composte dai fratelli Gardner sono molto più intimiste e personali rispetto al passato e sono impreziosite dalla presenza d’arrangiamenti tipicamente elettronici, a volte un po’ troppo moderni. Personalmente rimasi piuttosto deluso dal precedente “Impossibile Figures” caratterizzato a mio avviso da una scarsa inventiva dal punto di vista strutturale delle singole canzoni che le rendeva quindi piuttosto avulse. “Symphony for a Misanthrope” purtroppo segue di gran lunga questa stessa strada e sin dai primi momenti dell’opener e strumentale “Symphonette”, che unisce parti elettroniche a sonorità di stampo orientale e piuttosto battagliere, ci si rende conto di come questa band non abbia più molto da dire.
L’unico problema che da sempre, a mio avviso, affligge il gruppo è il modo di cantare di Gardner che si dimostra ancora una volta inadeguato ai pezzi registrati sul disco che avrebbero bisogno di un’ugola più calda e carica di feelings A parte questo troviamo degli episodi molto interessanti come la dolcissima quanto triste ballad “Wisdom” che vede Gardner accompagnato da un malinconico arpeggio di chitarra e da un oppressivo pianoforte per poi risolversi in un più arioso e solare ritornello e la lunghissima “Cranium reff suite” che in quasi venti minuti di musica riesce a farmi addormentare più volte, anche se in alcuni frangenti si svela molto interessante per le soluzioni tecniche ed espressive che i Magellan hanno saputo comporre. Escludendo inoltre la noiosissima “Pianissimo intermission” che altri non è che un breve interludio di sola tecnica per pianoforte di matrice rinascimentale, il migliore pezzo di tutto l’album spunta proprio sul finire di “Symphony for a misanthrope” e, infatti, “Every bullet needs blood” ricorda più di una volta il passato della band unito a momenti piuttosto innovativi ed interessanti.
Insomma quest’album non è riuscito ad emozionarmi più di tanto, e questo mi fa mal sperare per il futuro della band. Tuttavia, cari fan dei Magellan, “Symphony for a Misanthrope” è un album interessante in più di un punto e il caratteristico marchio di fabbrica degli americani è sempre presente, anche se i loro vecchi dischi sono oltre due spanne al di sopra di questa nuova release.