Ed ecco filnamente pubblicato il quarto album dei nostrani Arthemis! Ritornano a noi con un album impeccabile sotto tutti i punti di vista: dalla produzione, all’esecuzione, alla scrittura dei pezzi, al sound. Non c’è nulla fuori posto, originalità a parte, che per me non è mai stata, nè mai sarà un problema se l’album è di alto valore.
I dieci nuovi brani ripescano tranquillamente e spudoratamente dal periodo d’oro delle zucche tedesche, ma non solo, e con un cantante che sa veramente il fatto suo con un’ugola realmente preziosa donatagli da Madre Natura. Come non godere con i grandiosi vocalizzi di Garavello, con i suoi acuti da competizione e dalla sua voce graffiante e squillante? Il bello di questo gruppo, ormai consolidato, è quello di non appoggiarsi unicamente al cantante ma di essere una vera e propria squadra, a partire dalla sezione ritmica composta dai bravi Perazzani e Gabier per culminare nei bravissimi chitarristi Martongelli e Ballottari.
La musica tipicamente retrò anni ottanta è semplicemente perfetta e rende molto bene anche il suono e l’atmosfera di quegli anni, evitando di scopiazzare i tanti gruppi power odierni, preferendo quindi la naturalità degli strumenti e evitando di utilizzare artifici.
Gli Arthemis rendono difficile anche solo dover scegliere un brano a rappresentare questo “Back From The Heat”.
L’album l’ho ascoltato una tale quantità di volte da conoscere ormai ogni singolo passaggio. In realtà però le canzoni si stampano facilmente in testa tanto da ritrovarsi a imprecare per la brevità dell’album, volendo altre canzoni e ritrovandosi a premere nuovamente Play sul lettore al termine dell’album.
Gli Arthemis continuano sulla loro strada fatta di sincerità e ottimi pezzi scritti e suonati col cuore. Gli Arthemis hanno fatto nuovamente centro.