Debutto discografico per i britannici The Unchosen, un gruppo nato dall’unione di quattro studenti spinti da grandi speranze e da forti ambizioni. All’inizio la band ha cercato di amalgamarsi attraverso la pubblicazione di demo ed un’intensa attività live. Dopo aver subito, a causa di divergenze professionali dovute allo spostamento dei vari membri per questioni di studio in varie università, uno stop di cinque anni, nel 2003 pubblica l’Ep Precautionary Evolution che gli frutta un contratto con la Holier Than Thou Records e gli permette di poter sostenere una serie di concerti in Inghilterra. Il 2004 li vede fortemente impegnati a comporre i brani che comporranno il suo debutto discografico. L’album vede la luce nel 2005 e viene registrato nei Philia Studios con la collaborazione di Pete Brown (noto per aver collaborato con dei veri mostri sacri della musica del calibro di Deep Purple, David Gilmour ed Anatema). Sicuramente questo è un gruppo che farà parlare di sè principalmente per la scelta musicale, dato che si sono votati ad un Rock fortemente influenzato dal Cross-over (System Of A Down e Korn). Tutto questo condito da delle linee vocali molto calde e melodiche. Per farsene un’idea basta ascoltare pezzi come “Cut My Soul”, “In My Head”, “D.O.A.”, “I Feel”, “Dreamspell”, “Losing Control”, delle vere mazzate sonore che, con le loro ritmiche assassine e spaccaossa, non concedono un attimo di tregua. Il gruppo si concede anche delle divagazioni atmosferiche, riflessive, piene di pathos ma anche cariche di rabbia con “My Son”, “Release”, “Seventeen”, “Food For Thought” e “Breathe”. Ma la vera chicca dell’album è rappresentata dalla cover di “Billie Jean”, pezzo tratto dall’album Thriller di Michael Jackson, qui riproposta in una versione molto energica che risulta essere quasi migliore di quella originale, dato che la presenta sotto una veste ballabile ma anche molto alternativa. Questo è un album che sicuramente sarà apprezzato da coloro il genere Cross-over/Nu Metal ma che non mi sento di consigliare a tutti, dato che il genere musicale proposto è difficile da accettare sin dall’inizio e necessita di numerosi ascolti per essere ben assimilato.

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