Ricordo ancora la delusione dopo l’ascolto di “The Power And The Myth”, delusione per un disco certamente non malvagio ma così distante da quello che mi aspettavo e che sapevo essere il sound degli House Of Lords da lasciarmi veramente sconcertato. Ma si sa, quando nel passato si è apprezzato oltremodo un gruppo per quanto di notevole sia riuscito a produrre, la speranza di vederlo tornare ai livelli di un tempo è sempre alta, anche se è abbastanza raro che tale fiducia venga alla fine premiata.
Gli House Of Lords che conoscevamo e amavamo sono invece tornati e lo hanno fatto in grande stile con un disco a tratti addirittura superlativo e che non credo assolutamente possa e debba temere qualcosa dall’essere paragonato alle più meritevoli realizzazioni, coeve e non, del genere di appartenenza.
La magica voce di un James Christian veramente ispirato, le fantastiche melodie del tappeto sonoro di Gregg Giuffria, la cura estrema dei cori (con Robin Beck e Terry Brock), il torrenziale e strabiliante lavoro alla chitarra di un incredibile Jimi Bell, la colonna portante sempre viva e pulsante di Jeff Kent e BJ Zampa, la produzione scintillante e potente ma anche delicata e sognante, ma soprattutto la classe indiscussa del gruppo non potranno non convincervi fin dal primo ascolto che quello che state sentendo non è un disco come tanti ma uno di quelli decisamente con una marcia in più, capace di fare il vuoto intorno, monopolizzare i vostri ascolti e soddisfarvi per parecchio tempo a venire.
“These Are The Times”, “All The Way To Heaven”, “Million Miles”, e “Ghost Of Time”, gemme purissime di questo lavoro, sono lì pronte a dimostrare quanto appena detto, e poco importa se un paio di tracce siano un tantino sottotono e ripetitive (“All The Pieces Falling” per dirne una) quando mediamente il resto è di qualità così elevata da lasciarvi senza parole, con un sorrisino di soddisfazione stampato in volto e con l’unico pensiero di ripetere al più presto il viaggio che si sta per completare.
Siamo andati oltre le più rosee previsioni, abbiamo ricevuto un disco da annoverare tranquillamente tra qualche mese nell’ormai classico riassunto delle migliori uscite dell’anno appena trascorso. Cos’altro aggiungere?