“Silence Of Another Kind” è uno di quegli album che cresce con gli ascolti. Inizialmente la terza fatica dei Paatos non mi aveva colpito molto, ma col passare del tempo il disco mi è sembrato sempre più affascinante, e va ammesso che questa non è una cosa da poco. Certo, l’album non è perfetto e non si avvicina nemmeno lontanamente ad essere un capolavoro, tuttavia la musica di questi ragazzi è interessante e si finisce con il rimanere colpiti da questa notturna miscela di post rock e trip hop dal vago sapore prog con qualche reminiscenza jazz. I brani che compongono il cd sono infatti tutti molto elaborati, anche se a prima vista possono sembrare abbastanza diretti, inoltre la durata media dei pezzi è piuttosto elevata, nonostante ciò tuttavia non si rimane annoiati. Se devo consigliarvi qualche pezzo ad esempio di quanto scritto il primo che mi viene in mente è senza dubbio “Is that all?”, un brano umorale e vagamente oscuro dal ritornello che si infila subito in testa, seguito da “Not a sound”, una delicata canzone che deve qualcosa sia a Bjork sia ai The Gathering (come del resto molti altri pezzi del disco, e alle influenze vanno aggiunti senz’altro anche i Portishead e i Porcupine Tree) e dall’inquieta “Shame” che apre il disco.
Insomma, la terza uscita dei Paatos è un lavoro interessante che probabilmente soddisferà chi ha apprezzato i loro dischi precedenti e chi ama certe sonorità, tuttavia mi sembra che questo album sia un po’ troppo freddo e che gli manchi quel qualcosa che fa distinguere un disco tutto sommato interessante da un disco veramente memorabile.