Death di matrice fortemente svedese unito a sprazzi di hardcore tirato ed energico. Con una descrizione simile, i timori dell’ennesima ciofeca da serie industiriale metalcore sono tanto legittimi quanto pronti a dileguarsi una volta che ‘My Own Private Armageddon’ avrà cominciato a macinare i primi giri.
Il disco, pubblicato lo scorso anno negli States ed ora adottato dalla Scarlet per la promozione italiana (con nuovo artwork e tre bonus track tratte dal demo), presenta infatti una band poco incline al lato trend del genere, coesa e composta. Decisi e quadrati, gli Slowmotion Apocalypse agiscono su tasti che, seppur già pigiati da tanti tanti altri, risultano avere effetti piacevoli grazie alla perizia tecnica e l’organicità rese dalla band. I brani, con un climax qualitativo completato nella fase centrale della tracklist, puntano al sodo: tirati, aggressivi ma, anche e soprattutto, asciutti. Senza fastidiose interruzioni obbligate da clichè (leggasi samples, vocine ed effetti forzati), gli strumenti compiono il proprio lavoro indisturbati con il lavoro delle due chitarre protagonista assoluto del lavoro con buone qualità di complementarietà. Ombre di Unleashed e primissimi At The Gates si affacciano su un lavoro in cui, all’aggressività genetica del death metal, si aggiungono quelle acide melodie suggerite con tanto successo dalla tradizione scandinava. Il quadro è completato da assalti all’arma bianca che, sottoforma di accelerazioni in pieno stile hardcore e l’espressivo growl di Alberto, contribuiscono a dare un tocco di varietà e spezzare i temi di un album, sì piacevole, ma spesso ricorsivo nei temi proposti. Temi consumati ed abusati che non devono, però, sporcare i dati di fatto forniti da una prova divertente e piacevole che, pur non rappresentando la salvezza del metal, riesce a fare la sua dignitosa e competitiva figura anche a livello internazionale.