Un album molto particolare per il gruppo questo Brave Murder Day. Ritornati sulle scene dopo un breve scioglimento, diedero alla luce questo lavoro mettendo però in chiaro un’ esegenza di innovare, di cambiare direzione. La prima cosa che salta all’orecchio sono le parti vocali. Presa decisione da parte del vocalist Renkse di non incidere più parti estreme, affidarono questa incombenza buon Akerfeld (qualcuno si ricorda degli Opeth vero?), che dato il suo talento si è rivelata una scelta sicuramente azzeccata. La svolta non si ferma certo a questo, in quanto il sound intero del gruppo venne sconvolto, spostandosi dal doom distaccato e opprimente verso un mix tra death metal e gothic. Il risultato è un connubio tra riff ipnotici, muri di chitarre, e i growl spaventosi di Mikael. Fin dall’opener Brave e la seguente Murder si intuisce immediatamente il nuovo corso del gruppo. Canzoni solide, piene di groove, ma allo stesso tempo semplici e immediate, colpiscono l’ascoltatore con efficacia, lasciando subito il segno. La terza traccia, “Day”, propone invece un’atmosfera acustica in cui torna Renkse alle vocals pulite, per un brano dal sapore malinconico, che anticipa ampliamente il futuro corso della band. Tocca poi a “Rainroom”, il brano sicuramente più bello tra tutti, l’apice compositivo dell’album. Strutturalmente non si discosta molto dai precedenti, ma è nel complesso che cambia qualcosa. L’ipnotismo delle chitarre crea un’atmosfera quasi surreale, sia nelle parti principali che nei brevi stacchi arpeggiati. Uno di quei brani da ascoltare ad occhi chiusi, per coglierne l’intera essenza. Chiudono l’album “12” e “Endtime”. La prima segue un ritmo dilatato, quasi epico in alcune parti, mentre il brano di chiusura è una semi-strumentale con qualche intermezzo estremo.
Un disco fondamentale per l’evoluzione delle sonorità estreme di quegli anni, consigliatissimo a tutti, specialmente a chi conosce solo i loro lavori attuali, molto distanti da quello che troverete in questo album.