Ritornano Zakk Wilde e i suoi Black Label Society con un album che farà storcere il naso a molte persone. Se già molti fan della band americana erano riamasti delusi dal precedente “Mafia” questo “Shot to hell” metterà a dura prova il loro amore per i Black Label Society.
Ascoltando quest’ album si ha la sensazione che tutto il materiale presente sia stato composto in fretta, giusto per far uscire qualcosa di nuovo sul mercato. I brani durano in media due/tre minuti, la voce di Zakk non graffia e non è grintosa come in passato e anche i riff di chitarra non sono così aggressivi ed indiavolati come accadeva con le precedenti release targate BLS. Sin dai primi ascolti di “Shot to hell” ci si rende conto che questo platter difetta proprio di quel “quid” in grado di lasciare il segno, manca cioè quella classica scintilla che ogni fan si aspetta da un album degli americani. Mancano la grinta e soprattutto l’inventiva. L’album si compone di canzoni banali, scialbe, che si fanno sì ascoltare ma che poi alla fine non lasciano assolutamente nulla nell’animo. Semplicemente passano.
Siamo ormai lontanissimi dai fasti di “Blessed Hellride” e anche i brani più interessanti come “Blacked out world” oppure Give yourself to me” si fanno ascoltare in maniera piacevole ma nulla di più. Come se non bastasse il numero di ballad presenti su “Shot to hell” equivale a quasi metà dei brani presenti e sinceramente parlando questa cosa stanca fin da subito tanto che ci si trova a skippare alla traccia successiva non appena si sentono le note di un pianoforte, sperando di non incappare in un ennesimo lento. Già in “Mafia” si notava questa volontà di inserire un buon numero di canzoni lente e oggi con “Shot to hell” questa politica è stata purtroppo estremizzata.
Diciamolo, il mio è un parere puramente soggettivo però dai Black Label Society ci si aspetta un disco un bel po’ diverso fatto di riff assassini e ruggenti, di assoli veloci e taglienti (quasi assenti o comunque molto strascicati in questa ultima release) e soprattutto con un Zakk Wilde in ottima forma cosa che non accade in “Shot to hell”. Che sia forse l’inizio della fine per i Black Label Society?