Con un artwork sensibilmente più criptico ed indiretto di quello che aveva incuriosito più di un ascoltatore verso il buon ‘Inferno Museum’ torna quell’anomala, eterogenea ed abile formazione che va sotto il nome di Allhelluja. Come ai tempi dell’esordio spicca la presenza dell’eclettico Jacob Bredahl dietro il microfono ma, stavolta, più che gli interrogativi è la voglia di conferme ad assetare i moltissimi fan che si accostano al disco in questione.
Conferme che non tardano ad arrivare insieme ad un disco naturalmente meno irriverente e sorprendente del suo predecessore ma sempre di livello apprezzabile. Brani striscianti, fangosi, trascinanti nel loro incedere volutamente molle. Suono prende dal primo all’ultimo minuto entrando subito in circolo grazie al modus operandi della tradizione stoner che impone quell’insistenza che, nel caso dei quattro italo-danesi, riesce a rimanere valore aggiunto senza confondersi con monotonìa. La band entra nella parte, adeguandosi al ruolo e forgiando un disco stradaiolo, southern, lurido, più lontano dagli influssi metal (comunque presenti) che avevano caratterizzato IM: un lavoro che, per quel che se ne dirà, sa più di Kyuss, Motorhead, Down e talvolta At The Drive In che di Entombed. Jacob si adatta ed i suoi growl si arrendono scomparendo a favore di uno stile che, nei suoi limiti esecuzione, si mantiene su uno sporco splendidamente marcio ed urbano. I caratteri della base sonora rimangono invariati ma i punti portati dall’esperienza, coadiuvati da una splendida produzione, cominciano a segnare i primi risultati grazie ad una resa maggiore, migliore omogeneità ed un conseguente smussamento di scelte superflue e da “ascolto” che avevano intaccato il lavoro passato. Scelte che lasciano ancora una volta la band lontano da quella perfezione frettolosa che le si vorrebbe affibiare ma che restituisce un gruppo divertito e divertente, deciso ed in forma ma, anche e soprattutto competitivo all’estero. Orgoglio e soddisfazione per un’opera che allieterà chi ha amato i primi passi degli Allhelluja, interesserà chi ama il genere, potrà lasciare l’amaro in bocca a chi non si accontenta di frenesìa e sporcizia sonore ben dosate.