Ci sono gruppi che fanno dei testi artistico-astratti il proprio credo, ed altri il cui unico cruccio è far baciare più rime possibile; ci sono altresì cantanti che badano soprattutto alla parte più tecnica, ed altri che non batterebbero ciglio se gli deste da intonare la lista della spesa.
E poi ci sono anche gruppi che raccontano storie e parlano una lingua fatta di situazioni e spezzoni di vita in cui è possibile rispecchiarsi, con un cantante che oltre a tessere le melodie interpreta ed esprime il significato di ogni parola proprio come farebbe un buon narratore.
Una di queste (poche) band sono a pieno titolo i Thunder, che con il duo Luke Morley/Danny Bowes vantano una delle coppie artistiche più affiatate di tutto il panorama hard rock (e non solo, basti ascoltare i due splendidi dischi a nome Bowes&Morley) e che con questo ottavo studio album aggiungono un altro successo ad una carriera tuttora priva di passi falsi.
Si prenda ad esempio “All About You”: quale altro cantante sarebbe stato in grado di far trasparire così bene tutta la frustrazione per una storia che si trascina senza più reale interesse dell’altro? E quanti chitarristi sarebbero stati in grado di inserire un assolo così intenso?
Ma l’amore può anche essere un colpo di fulmine, come nella ironica e allegra “What a Beautiful Day”, ritrovarsi a confortare un amico come nella classica ed entusiasmante (da brividi il bridge) ballata “A Million Faces”, oppure più prosaicamente il “sogno zozzo” che ossessiona il protagonista del contagioso hard rocker “Dirty Dream”.
La penna di Luke Morley tratta però anche altri temi: l’ormai incontrollata epidemia di reality e celebrità della domenica, per la quale forse si è infine avverato quello che “Andy Warhol Said”, la guerra in Iraq e tutte le relative menzogne che ci sono state propinate con l’epica, quasi zeppeliniana “Last Man Standing” (uno dei pezzi più heavy mai composto dai Thunder nonché un highlight del disco), oppure la storia misteriosa (da cui la title-track) del leggendario bluesman Robert Johnson, famoso per la sua indole di donnaiolo ma soprattutto per le straordinarie doti di musicista che si arrivò a dire avesse ricevuto direttamente dal diavolo in cambio della sua anima…
Musicalmente i Thunder sono uno degli ultimi eredi della grande tradizione del rock britannico che fu, fra Led Zeppelin, Who, Free e Deep Purple, con una massiccia dose di blues e musica nera: anche in questo disco, le coordinate rimangono sostanzialmente le stesse, sorprendendo però ancora per la capacità di un songwriting eccellente e anche di nuove soluzioni come ad esempio l’intima, inedita “My Darkest Hour”.
L’inconfondibile, dolceamaro sound della conclusiva “Stubborn Kinda Love” lascia l’ascoltatore con una gran voglia di premere di nuovo play e riascoltare questo ottimo disco, ennesimo centro per una band che è davvero di un livello superiore.