Leggiucchiando un po’ in giro mi sono accorto che gli Hammers Of Misfortune hanno riscosso con questo nuovo “The locust years” consensi in parte favorevoli un po’ da tutta la stampa specializzata. Tuttavia, nonostante i numerosi ascolti che ho dato a questo disco, il neonato pargolo in casa Scalzi non riesce in alcun modo ad emozionarmi, anzi, ad eccezione dell’iniziale titletrack, davvero pimpante e corredata d’ottime soluzioni musicali, trovo i restanti brani piatti e noiosi, complice una registrazione parecchio brutta e linee vocali soporifere, interpretate da due ugole, quella dello stesso Scalzi e quella di Jamie Myers che personalmente potrebbero fare tutto tranne cantare.
La band dimostra d’essere parecchio preparata con i propri strumenti e ci regala brani complessi, fatti di continui cambi di tempo e continui intrecci armonici che si rincorrono senza mai fermarsi un attimo. Tuttavia l’eccessiva ricerca di originalità porta gli Hammers Of Misfortune a scrivere brani a mio avviso prolissi e piuttosto ostici da mandare giù. Il disco si presenta, infatti, un po’ come un calderone di generi diversi uniti insieme: la base rimane sempre un heavy metal veloce con rimandi e “stacchi” a volte verso il thrash altre volte verso il prog. Particolarmente buona è la prova di Sigrid Sheie che infarcisce i brani con dosi eccessive di hammond ma che tuttavia non stonano nel contesto. Tra le canzoni presenti spiccano sicuramente l’opener “The locust years”, e l’ottima “Famine’s Lamp” mentre da buttare sono “We are the widows”, troppo lenta e con una Jamie Myers davvero piatta e anonima dietro al microfono e la seguente “Trot out the dead”. I restanti pezzi invece non riescono a prendere il sopravvento sul mio spirito e passano via tra uno sbadiglio e la noia più assoluta.
Insomma, un disco a mio avviso non bruttissimo ma comunque soporifero che non vale assolutamente la pena di comprare. A ogni modo, come ripeto spesso, queste sono solo considerazioni personali che sicuramente non troveranno consensi in tutti quelli che leggeranno queste mie righe. Come al solito, per album di questo tipo, consiglio un attento ascolto in colonnina, dove possibile, magari potrebbe piacervi oppure la potreste pensare come me.