A pochi mesi dalla ristampa del debutto omonimo vede la luce anche “Back In Business”, seconda e finora ultima fatica discografica dei norvegesi Da Vinci, gruppo che sulla scia del successo planetario di Tempest e soci ebbe la sua chance nella seconda metà dei floridi anni 80 e che, come spesso accade, è diventato nel giro di poco tempo un vero e proprio oggetto di cult, tanto da vedere lievitare le quotazioni dei propri dischi sul più famoso sito di aste online fino a cifre impensabili.

Il gruppo non si discosta molto dalla proposta di tanti altri colleghi di quelle latitudini (gli svedesi Treat, Dalton e Bad Habit, i danesi Skagarack e Fate e così via), snocciolando come già nell’esordio il classico rock melodico di stampo scandinavo, alternando brani diretti a presa ultrarapida (“Touchdown”, “Millions Like Us”, la cantilenante “9 And 10”, “Pink Champagne”) a momenti più rilassati (“Young Hearts”,”Turn Down The Lights”, “Circus Maximus”) che risultano chiaramente figli del loro tempo ma che mostrano grande talento in fase di composizione e arrangiamento e tanto gusto nella scelta delle melodie da risultare, nella loro semplicità, sempre piacevoli e mai eccessivamente scontati. La conclusiva “Blame It On The Radio” poi, una delle composizioni destinate al loro terzo e mai pubblicato album (ma ben note ai collezionisti del genere), fa ben sperare anche per una prossima uscita discografica che renderebbe giustizia ad un gruppo sicuramente più meritevole di quanto il mercato di quegli anni abbia dimostrato.

Se avete apprezzato la ristampa di “Da Vinci” o se siete appassionati delle sonorità nordiche à la Europe “Back In Business”, superiore al suo predecessore in quasi ogni aspetto, non potrà che fare la vostra felicità.

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