È arrivato il momento per Edu Falaschi di abbandonare momentaneamente il suo ruolo di singer degli Angra per andare ad abbracciare una nuova veste ovvero quella di produttore e unico compositore di quello che è Almah, suo primo progetto solista uscito nel 2006 per i soli mercati giapponese e brasiliano e pubblicato solo ora in Europa. Ovviamente anche in questo caso Edu è e rimane l’unico cantante presente sul disco che vede la partecipazione di ospiti cari e conosciuti all’interno della scena metal mondiale: Emmpu dei Nightwish alle chitarre, Lauri Porra degli Stratovarius al basso e Casey Grillo dei Kamelot alla batteria.
Con una simile band alle spalle il risultato è sicuramente buono e Almah riesce a conquistare sin da subito. L’album scorre via in maniera piacevole e le canzoni che ne fanno parte si rivelano tutte particolarmente easy listening. Edu compone brani immediati e diretti, ognuno diverso da quello precedente andando a creare una sorta di mix di generi che riesce a ogni modo a coesistere senza dare troppi problemi. Si passa, infatti, dalle ritmiche serrate al limite del thrash dell’opener “King” ad un brano tipicamente Angra con la seguente “Take back by your spell”; si torna poi ad un metal piuttosto veloce e scanzonato con la seguente “Scary zone” e ci si rilassa con le ballad “Forgotten land” e “Primitive Chaos” brani che vedono un Edu Falaschi parecchio ispirato dietro al microfono. Influenze etniche e prog iniziano a tracciarsi con l’arrivo della cadenzata ed oscura “Children of lies” mentre “Golden empire” si rivela come uno dei migliori episodi di tutto il disco grazie ad una sublime alternanza tra parti melodiche e momenti più tirati ancora una volta parecchio ruffiani e coinvolgenti. Si continua con “Breathe” brano dal sapore tipicamente pop che riesce subito a conquistare così come le finali “Box of illusion” e “Almah” si svelano due piccole perle musicali: la prima è, infatti, un energico mix tra metal/pop e rock n’ roll mentre la seconda è una dolcissima ballad dall’andamento parecchio veloce e caratterizzata dalla presenza della sola voce e chitarra che solo nel suo finale va in crescendo grazie all’utilizzo di tamburi e cori per un tocco tipicamente brasiliano che colpisce dritto nel segno.
Quasi assenti i solos di chitarra, Almah è un album dalle tinte molto personali e parecchio distante dalle produzioni targate Angra con cui ormai ci siamo abituati ad ascoltare la voce di Edu. Un album sincero ed onesto, con brani che tengono compagnia e che si fanno riascoltare più e più volte senza mai stancare. Consigliato.