Italiani, all’esordio assoluto e con tanta voglia di provarci. Sono i Deadly Trap, giovane e dotato quartetto che arriva alla pubblicazione di questo ‘The Book Of Madness’ con entusiasmo e tanti buoni propositi scaricati con istinto ed impulso in questo primo EP. Voler dare un giudizio definitivo e assoluto, vista la “concentrazione” dei contenuti offerti (venti minuti per quattro pezzi), sarebbe tanto stupido quanto utopistico ma, in ogni caso, coraggio ed atteggiamento espresso fanno ben sperare per il futuro. Le coordinate stilistiche su cui si muovono i quattro musicisti in oggetto sono legate ad un crossover, inteso nel senso più primitivo del termine, vario ed eclettico. La componente predominante nel sound dei quattro è evidentemente legata ad un thrash a trecentosessanta gradi che spazia da non pochi riferimenti alla Bay Area ai chiari omaggi ai Necrodeath in “The Knifegrinder”. Naturalmente non è tutto. Le composizioni non si limitano a sbeffeggiare i grandi nomi del metal, ma si aprono a generi apparentemente stridenti, dal rock al jazz, a creare una miscela alquanto imprevedibile. E’ così che non devono stupire le divagazioni vocali di Beppe da un cantato nu, a clean, passando per growl ed accenni scream, così come gli interventi strumentali dei suoi colleghi. Ne sono un esempio gli intermezzi funky di “Madman”, i ritornelli moderni ed accattivante dell’opener, l’incedere schizzato e nervoso di “Bad Dream Museum”. Un dinamismo musicale tanto prezioso dal punto di vista della personalità, quanto pericoloso da gestire e qualche volta ancora acerbo. I meccanismi da lubrificare esistono e sono evidenti a causa di una fluidità del sound che, soprattutto nelle numerose transizioni, appare leggermente legnoso. Particolari che verranno col tempo ma che, al momento, possono inficiare la godibilità di un lavoro forse troppo istintivo, ma ricco di punti felici e da ereditare per il futuro. Un utile e ricco punto di partenza per i Deadly Trap e per chiunque voglia offrirgli una possibilità.