Quando si dice ispirazione ed onestà. Solo due anni fa i Kenòs erano una band ai primi passi che, dopo l’entusiasmante disco d’esordio, veniva acclamata da pubblico e critica grazie ad un sound tecnico, moderno, ma incredibilmente maturo per cinque ragazzi allora debuttanti. A questo punto, un atteggiamento ovvio e comodo avrebbe suggerito di percorrere una strada battuta, sicura, assicurazione per la classica “conferma di quanto di buono si era detto”. A quanto pare, però, la banalità e la prevedibilità sono atteggiamenti estranei a questa splendida realtà tricolore che spiazza tutti con quel colpo ad effetto, sempre più lusso per pochi.
Contro ogni pronostico “The Craving” rimescola tutte le carte, rovesciando i punti di riferimento del suo predecessori e creandone di nuovi in un’opera onesta, coesa e brillante di luce propria. I dieci brani del nuovo lavoro puntano il loro mirino verso componenti, rispetto al passato, più dirette ed aggressive, che fanno della varietà espressiva il loro punto cardine. Involuzione? Passo indietro? Se è questa l’etichetta che si vuole dare ad una transizione che porta i nostri a partorire un suono più primitivo, e indubbiamente più completo, ben venga perchè, al di là di nomi e categorie, il disco è testimone di una band che cresce. Un gruppo che ha il coraggio di rimettersi in gioco e le qualità per poterselo permettere, rimanendo indenni. Sorprendenti, in un platter omogeneo ma estremamente variegato, non possono che essere accolti con piacere i numerosi riferimenti thrash, inaspettate melodie malinconiche ed un sound grasso, corposo. E’ così che dopo un tiratissimo incipit che, con un discorso continuativo, riprende il discorso interrotto due anni orsono or sono con pezzi tecnici e vertiginosi, il death metal dei Kenòs viene a perdere velocità a favore di quell’asimmetria sonora che fa da contraltare all’assimilabilità delle composizioni. Una produzione che cresce ed un Alessio incredibilmente migliorato dietro il microfono, grazie ad uno stile sempre più vario e deciso, sono la ciliegina su un piatto, già di per sè, prelibato; testimone cristallino delle qualità che farebbero bene anche a nomi più navigati. Rispetto obbligatorio, ascolto consigliato.