Sono tornati. E meno male.
Le mie orecchie, stanche del pattume che da molto tempo circola nel mondo metal moderno, avevano proprio bisogno di una buona dose di thrash vecchio stampo, capace di farti esaltare come un pazzo, di mandarti fuori di testa con un solo riff e capace ancora di farti fare headbanging per ore fino a che il collo non grida pietà. E queste sono le caratteristiche di “The Atrocity Exhibition – Exhibit A”, nuova fatica degli Exodus che da quando sono tornati sulle scene con “Tempo of the damned” hanno saputo regalarmi non poche soddisfazioni soprattutto con il precedente “Shovel headed kill machine”.
La formula sonora che sta alla base di “Exhibit A” è tuttavia la stessa che ha contraddistinto i precedenti due album … ma sapete che vi dico? Chi se ne frega!
Non c’è assolutamente nulla di nuovo da scrivere su quest’ album: i nostri ci riversano in faccia quanto di meglio sanno fare, un’ora di violenza estrema, di riff veloci e tritaossa, senza un solo secondo di pausa o di respiro. Gary Holt e soci compiono un massacro che sole poche band al mondo possono essere in grado di eguagliare grazie a canzoni medio/lunghe che presentano continui cambi di tempo, assoli al fulmicotone dannatamente taglienti e una voce, quella di Rob Dukes, forse non il migliore cantante degli Exodus ma assolutamente perfetta nella sua veste di mattatore e trascinatore della band assieme ad Holt incontrastato esecutore di solos e riff che faranno la felicità di ogni amante del thrash metal. L’”esibizione A”, è un vero e proprio assalto sonoro: basta inserire l’album nel lettore e farsi travolgere dalla violenza dell’opener “Riot Act” e dalla successiva “Funeral Hymn” mentre con “Children of a worthless god” la band americana da spazio, per la prima volta nella sua carriera, alla melodia con una breve parte di cantato pulito che a dirla tutta si sposa magnificamente con il resto della canzone tra l’altro una delle migliori presenti sul disco e con un Tom Hunting assolutamente efficace ed espressivo dietro le pelli. Autentici capolavori del thrash metal targato Exodus sono poi le seguenti “Iconoclasm”, “The Garden Of Bleeding” e la conclusiva “Bedlam 123” che vi lascerà con il fiato sospeso grazie all’incredibile e vorticoso duello della coppia Holt/Altus, quest’ultimo già presente negli Heathen e negli Angel Witch, alle chitarre.
Gli Exodus sono tornati, e a distanza di anni continuano a picchiare duro, sia dal vivo sia in studio, come se il tempo non fosse mai passato. Da avere assolutamente!
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