Coerenza è un termine che descrive molto bene l’attitudine di molte band protagoniste della musica che tanto amiamo. In ogni sfaccettatura possibile del metal possiamo sempre riuscire a trovare delle formazioni che nel corso degli anni non hanno praticamente mai cambiato nemmeno di una virgola il loro sound, continuando però sempre ad essere più che convincenti e costantemente alla ribalta grazie ad una coerenza ed un’integrità artistica a dir poco notevoli.
Il death metal di certo non fa eccezione e anzi, grazie soprattutto alla sua natura oltranzista e diretta, ha dato i natali a band quali Cannibal Corpse, Deicide e Obituary (per citarne alcune fra le più famose) che nel corso degli anni non si sono mai discostati più di tanto dal loro “solito” sound pur essendo quasi sempre fenomenali.
I Suffocation, di New York, rientrano perfettamente in questa definizione, fautori di un brutal death violentissimo e molto tecnico al quale numerose fra le nuove band di oggi devono oggettivamente moltissimo.
Dopo che il momento della reunion era giunto anche per loro, i Suffocation hanno pubblicato due dischi molto buoni, ovvero “Souls To Deny” e il più recente e ottimo omonimo “Suffocation”. Dopo una serie di tour all’insegna della violenza, fra i quali uno con i Napalm Death che ha fatto faville, ecco che i nostri tornano con un pezzo da novanta come “Blood Oath”, che minaccia violenza già dalla minacciosa cover, disegnata per intero su tinte rosso sangue, che rappresenta dei druidi intenti a giurare su chissà quale minaccioso proposito. Cosa possiamo chiedere alla band capitanata dal vocalist Frank Mullen se non di allietare i nostri timpani con del violentissimo, sano death metal brutale? E infatti eccoci pronti a lasciarci ammazzare da killer tracks come la title-track, posta come opener, oppure la seguente “Dismal Dream”, che si dipana su tempi in blastbeat ferocissimi. Ottima anche “Dismal Haemorrage”, che ricorda da vicino i colleghi Cannibal Corpse, o la pesantissima e massacrante “Provoking The Disturbed”, che si snoda su ritmiche in mid tempo pachidermiche, come un vero e proprio schiacciasassi che si scaglia con lentezza disumana sulle orecchie di chi ha avuto il coraggio di ascoltare “Blood Oath” fino a questa song.
Chi si erge a mattatore di questa nuova fatica in studio dei newyorchesi è proprio il già citato singer Frank Mullen, che si è sempre fatto notare per le sue efferatezze vocali quasi inudibili, ma questa volta ha deciso di rendere più comprensibili le sue urla e i suoi growls, dando forse anche un po’ di pathos in più al platter, visto che grazie a questo cambiamento si riescono a capire meglio le lyrics delle tracce.
Se proprio dobbiamo trovare una piccola critica si potrebbe dire che avrei preferito una produzione che mettesse più in evidenza il lato più “potente” della band. Qui invece i suoni sono un po’ troppo poco d’impatto, e forse nemmeno così tanto puliti come ormai è standard per tutti i dischi che escono oggigiorno. Peccato solo perchè, vista la qualità elevata del songwriting, un po’ di pura potenza spacca orecchie in più non avrebbe per nulla stonato.
Tre su tre per i Suffocation post rimpatriata dunque, complimenti vivissimi per una reunion fra le migliori in assoluto, che ha dimostrato una volta per tutte che gli ensemble che decidono di comporre qualcosa di nuovo dopo aver annullato il prematuro scioglimento, soprattutto per una passione di fondo che mai andrà scemando, ci sono eccome, in barba a quelli che affermano il contrario.
Stay Brutal!