Quando ci si convince che il black metal sia già stato scritto e riscritto. Che sia un genere consumato e ripetuto da chiunque ne ami le atmosfere, senza aggiungervi molto. Quando ci si aspetta che a certe cose si possa giungere solo se influenzati da terre fredde e inospitali, dove la mano gelida dell’inverno toglie vita ad ogni cosa…. Ecco che a smentire ogni falsa certezza arrivano i siciliani (catanesi per l’esattezza) Guru Of Darkness.
Guru Of Darkness che presentano nel 2009 un album su cui in realtà hanno lavorato per anni.
Curato e pensato molto, evidentemente, probabilmente anche cambiato più volte in base alle opinioni dei protagonisti che a loro volta sono tanti, incluse interessanti collaborazioni (Steve Sylvester alla voce in An Eternal Envy, Giuseppe Orlando alla batteria in Endless Winter, tanto per citarne due). Lungo più di 50 minuti, e con un numero di brani superiore alla media.
Ad essere onesti l’album parte senza grosse promesse di originalità: fino a The Everwalker un appassionato di black metal può apprezzarne la buona produzione e gli ottimi screams. Nulla più: le ritmiche, le melodie e/o l’assenza di esse, sono cosa già vista.
Arriviamo al brano Mater Meretrix soddisfatti ma non colpiti. Il classico album da sufficienza guadagnata. Ma la meretrice non si fa attendere e ci riversa addosso quel veleno, quella cattiveria che viene espressa così bene dalle corde nere di Tsade e dalla struttura forsennata del brano stesso, che sa anche rallentare, insinuando atmosferiche voci narranti in latino. Brano che segna un po’ la fine della prima parte e l’inizio della seconda, nell’album. Troviamo infatti d’ora in poi canzoni più lente e al tempo stesso più personali, nuove a livello stilistico.
Mi riferisco in particolare alle tonalità quasi-progressive di Endless Winter, al pezzo soltanto strumentale Path To Moloch, alla poesia gothic di An Eternal Envy. Chiusura, questa, che vuole essere un arrivederci a nuove composizioni, chissà, in cui forse sarà ancora più calcata la commistione goth e black. Commistione che a mio avviso può soltanto gratificare l’ascoltatore assetato di noir malinconico e romantico… Commistione che potrebbe diventare uno dei cavalli di battaglia dei nostri Guru.
Un complimento alla voce femminile di An Eternal Envy: timbro piuttosto metallico, utilizzata come lamento, concezione artistica decisamente più interessante e spettrale rispetto al più tipico accostamento soprano-growl, che strizza l’occhio ai Lacuna Coil.
Nota negativa lo sfumare del volume a fine brano, fino al silenzio. Cosa che si usava una volta e che si usa nel pop!! Poco efficace, a mio avviso toglie concretezza alla sensazione trasmessa e ci ricorda che in fondo non è altro che musica. Innocua. Eh no! La forza della proposta deve mantenersi, unendo i brani il più possibile, garantendo un impatto brutale senza vuoti e senza tregue.
Inoltre occhio all’inglese perché ci sono un sacco di “maccheronici italianismi”…..
Tuttavia, ottimo debutto e finalmente italiano. Siciliano.
Debutto che merita di diffondersi anche all’estero, e speriamo di vederli presto dal vivo.