Ecco che i Belphegor tornano a minacciare il trono dei Behemoth in quanto a cattiveria e depravazione. Anche se lo stile è diverso, insiste Helmuth, più melodico.
In effetti Walpurgis Rites – Hexenwahn, sulla scia di quanto fatto in Bondage Goat Zombie, è un disco decisamente più orecchiabile rispetto ai primi Belphegor, e la varietà ritmica e stilistica all’interno dell’opera rende il tutto godibile sin da subito, senza però scendere nel commerciale. Anche perché non sarebbe da Belphegor, visto che “pisciano sul mainstream”, parola di Helmuth.
E questa potrebbe davvero essere la spiegazione di tanta perversione e tanta volontà di impressionare, già dalla copertina.
W.R.-H. non è da meno, con artwork sempre erotico-diabolico e ora anche infernale, e testi ricavati direttamente da antiche opere incentrate sull’atavica superstizione della notte di Valpurga, tra il 30 aprile e il 1 maggio, in cui la leggenda vuole che streghe, spiriti e adepti del diavolo escano allo scoperto e popolino la terra. Molto sentita in Germania, Svezia e Finlandia, riadattata con cura dagli austriaci demoni di Salisburgo, che vi associano giustamente la fede nelle streghe (Hexenwahn) e il culto dei morti (Totenkult).
Album che dura soli 39 minuti ma che è perfetto: ogni pezzo sembra avere la giusta durata e il giusto motivo. Non ci sono ripetizioni e sembra che la parola chiave sia stata “essenziale”.
La velocità non è forsennata, piuttosto sono pezzi cadenzati, con melodia ricercata e cori, quasi a suggerire atmosfere da rito orgiastico: la lunga Veneratio Diaboli-I Am Sin ne è l’esempio più significativo, ma ce ne sono altri, vedi Enthralled Toxic Sabbath e Hexenwahn-Totenkult.
Invece in Hail The New Flesh si strizza l’occhio ai Behemoth. Per timbro, ritmica e note, è innegabile a mio avviso la somiglianza (ma non ditelo al nostro amato frontman dalla maschera sadomaso).
Stupenda e trascinante Der Geistertreiber, cantata in tedesco e molto reminiscente di Sexdictator Lucifer dal precedente Bondage Goat Zombie, uno di quei pezzi che ti intossica e che non vedi l’ora di vivere in concerto.
Interessante la struttura circolare dell’album: inizia e finisce con lo stesso refrain, che è quasi un inno: “Walpurgis Rites”, per poi concludersi del tutto con rumore di corvi e campane…
Senza farvi la disamina canzone per canzone, sappiate che è un album obbligatorio per qualsiasi fan dei Belphegor, e per qualsiasi amante del black, death o blackened death.
Non lo promuovo a pieni voti perché, a confronto diretto con Evangelion (Behemoth), Walpurgis Rites – Hexenwahn è meno cristallino, meno impeccabile, meno ricercato e meno tecnico, anche se alla fine il prodotto Belphegor risulta più orecchiabile.
Mettiamoci anche un Nergal che è semplicemente imbattibile, per carattere e genio.
Per il resto un applauso sentito a Helmuth.