Ho sempre ritenuto i Tarot una band fra le più originali dell’intero panorama metal. Eccessivo? Forse, ma non è un caso che ad ogni nuova release la band dei fratelli Hietala riesca a trovare una ulteriore ragione di vita grazie a pochi decisivi ingredienti: originalità e semplicità. Quella dei Tarot è infatti una proposta indefinibile e affascinante: un oscuro metal vecchia scuola che però non è power, non è sinfonico, non è neanche metal in senso univoco, ma al tempo stesso racchiude le caratteristiche di tutti questi generi messi assieme. Marco, per chi non lo sapesse basso e seconda voce dei Nightwish, è ovviamente l’anima del gruppo e la sua attitudine grintosa trova in questo gruppo lo spazio che merita, assieme al suo inconfondibile basso distorto e alle grida schizofreniche che lo hanno reso famoso nei Nightwish. Ottimamente bilanciata l’alternanza di pezzi veloci e anthemici come l’opener “Satan Is Dead”, oscuri mid tempo splendidamente costruiti come “Hell Knows” e “Magic And Technology”, e pezzi dal sapore Nightwishiano tipo “Rise” e il singolo “I Walk Forever”. Tutti i pezzi hanno un sapore magico ed oscuro, quasi notturno, e questa è un’altra peculiarità della band. L’unico appunto che si potrebbe muovere a “Gravity Of Light” è che cala visibilmente di ritmo a dispetto di una prima parte di assoluto valore, senza esagerare fra le cose migliori sentite in questi primi mesi dell’anno. Il come back dei Tarot, band a parer mio enormemente sottovalutata, resta un esempio mirabile di granitico heavy metal splendidamente suonato e che fa piacere ogni tanto ritrovare.