“Gore” è il primo full targato Zora, band calabrese molto nota negli ambienti underground. Originariamente uscito come autoprodotto nel 2007, “Gore” viene ristampato dalla Bloodred Horizon, in questa annata prolifica in quanto ad uscite per l’etichetta sopracitata, in modo da poter dare al lavoro del terzetto italiano tutti i crismi dell’uscita ufficiale. Il prodotto dei calabresi è basato su un brutal death roccioso, con spruzzate grind e thrash. L’album è ben strutturato e picchia come un fabbro già dall’apripista “Hipocrisy”, fra riff intricati, ma non cervellotici, che ricordano i Cannibal Corpse, i growl e gli scream laceranti, dell’ormai ex Peppe, sostituito da qualche tempo dall’ex Sudden Death Flavio Tempesta e fondati su una sessione ritmica martellante, ma che sinceramente risulta essere anche il punto debole di quest’album. Punto debole dicevo, ma non fraintendetemi, l’esecuzione di basso e batteria, così come la perizia tecnica dei musicisti è ottima, ma quello che, purtroppo, incide in maniera negativa sull’album è la scelta dei suoni, soprattutto quelli di batteria, così secchi, poco dinamici e freddi, da far sembrare il tutto frutto di una drum machine e non opera di Ale Di Meco, frustrando così le doti di un muscista di talento. Detto questo e toltoci il dente subito, bisogna ammettere che “Gore” il suo lavoro lo fa, diretto e sanguinolento, l’album è una ottima dimostrazione di quanto la scena brutal death italiana, se ce ne fosse ancora bisgono, sia in piena crescita e in forma più che mai. Ora aspettiamo di sentire cosa partorirà la nuova formazione e speriamo di consacrare gli Zora nell’olimpo del death italiano al più presto.