Il rock – psichedelia sono anni che fatica a trovare reali interpreti e band in grado di creare lavori degni di nota senza cadere nel baratro della pura schizofrenia musicale fine a se stessa e dal difficile ascolto.
Ci riescono i romani Black Rainbows, che dopo aver aperto la data capitolina dei grandissimi Airbourne sono giunti al secondo lavoro su lunga distanza.
Un lavoro che riprende le trame già messe in mostra nel precedente “Twilight In The Desert ” datato 2007, implementando le sperimentazioni e le variabili sonore.
i nostri miscelano con cura e parsimonia i Doors con i Led Zeppelin, fino ai Deep Purple, non mancando quà e là di citare numerosi gruppi anni ’80 con inserti di musica indiana (What’s in Your Head), giochi di basso solista, o i riff ripetitivi e pesanti di chitarra. Non pesanti in senso puramente heavy, ma nel senso di granitici, rocciosi, impenetrabili, un muro sonoro ossessivo e ripetitivo, eppure affascinante.
Il singer-chitarrista-tastierista Gabriele Fiori gioca con la sua voce dal sapore vagamente retrò, anni ’70-’80, in maniera mirabile, nascondendosi e giocando con i tantissimi stop and go di chitarra e basso, strumento che mai come in questo caso ha un ruolo di primissimo piano nelle sonorità del gruppo.
Psichedelia si, ma preparata con cura maniacale, in un disco che, chiudendo gli occhi, si direbbe prodotto proprio negli anni d’oro del genere, quegli anni ’80 in cui i protagonisti mostravano le loro perversioni e debolezze al mondo ed erano simboli di libertà ed evasione per generazioni intere.
Un album realmente concreto, forse non ricco di varietà sonora, eppure piacevole all’ascolto, nonostante le distorsioni estreme della sei corde e una produzione studiata ad oc per far sembrare il cd giunto a noi dai decenni passati.
Un trip studiato e confezionato per tutti gli ascoltatori, che si sentiranno un po’ figli dei fiori, un pò viaggiatori nel tempo, presi e trascinati in un vortice sonoro che esce dallo stereo per avvolgere l’ascoltatore e trasportarlo su altri lidi.
Un lavoro che farà la felicità dei nostalgici ma anche (o forse soprattutto) di coloro che cercano sonorità particolari ma dense di energia. Un ottimo disco sul serio.