Diamine, finalmente un gruppo che tenta di avvicinarsi come si deve ai Blind Guardian! Credo che nonostante la notorietà dei quattro di Krefeld, i gruppi che tentano di ricreare i suoni e le atmosfere che solo loro sanno creare si contino sulle dita di una mano. Infatti dopo il classico intro dalle sonorità “medievaleggianti”, l’attacco delle chitarre è quanto di più inequivocabile ci sia. Il suono, i riff, e anche la produzione, ci riporta dritti dritti agli esordi del Guardiano Cieco, ovvero Battalions of Fear. Questo di rimando porta anche ai primi Helloween, quelli più grezzi di Walls of Jericho e a tutta una scena musicale ormai quasi estinta ma sempre giustamente apprezzata da numerose metal-heads. La differenza sostanziale è che questo demo viene proposto oggi, nel 2002, e che allla voce invece di avere un graffiante Hansi Kursch o un carismatico e sgraziato Kai Hansen, abbiamo una “dolce” donzella. Uso le virgolette perchè Laura Terragni mette tutta la grinta possibile nell’interpretare le linee vocali di queste 4 tracce, senza per nulla far rimpiangere un vocalist del cosiddetto “sesso forte”. Abbiamo già quindi numerosi fattori positivi dalla parte degli Endless Time: un cantato incisivo, un suono retrò e una produzione grezza e diretta. Quest’ultimo forse non è poi così positivo; se da un lato infatti la cosa è sicuramente voluta, dall’altro credo che sia anche figlia dei pochi mezzi economici che questi giovani raganni hanno avuto a disposizione, il tutto condito da un filo di inesperienza dato che è la loro prima avventura musicale in assoluto. Tutto questo si riflette su un’esecuzione a tratti imprecisa (una bacchettata al batterista che in un paio di fill perde un poco il tempo) e su un song-writing in alcuni punti discretamente acerbo, specie nelle linee vocali. Detti così possono sembrare due difetti enormi, ma sono sicuramente sormontabili con il tempo e l’esperienza accumulata, e in ogni caso non fanno poi così danni nell’economia di un demo come questo Ancient Tales. Complimenti vivissimi invece ai due chitarristi e di nuovo a Laura in veste di bassista, che sono riusciti a tirare fuori dei suoni assolutamente fedeli a quelli di Andrè, Marcus e Hansi: se chiudi gli occhi in alcuni passaggi sembra di sentire suonare proprio i primi Blind Guardian. E questo, per me fanatico dei Bardi, è solamente un fattore positivo. Le tre canzoni proposte variano di velocità fra l’up-tempo e veloce, senza mai cadere nella doppia-cassa ad elicottero tipica invece di molto power odierno, specialmente nostrano. Vengono usati molto controcanti e cori, che si alternano all voce solista, creando un effetto molto riuscito in alcuni passaggi, mentra altre volte gli Endless Time sono prigionieri di una melodia non propriamente azzeccata. In definitiva il voto paga il dazio della loro prima avventura musicale, ma hanno quel suono particolare che è tanto difficile da trovare ai giorni nostri, sebbene in senso assoluto non si possa definire originale. Per i dettagli biografici e notizie varie vi consiglio di visitare il sito web dei cinque giovani ragazzi milanesi. Dimenticavo, il booklet è molto curato e realizzato veramente bene per essere una produzione fatta in proprio, e da’ la polvere a molti artwork di gruppi sotto regolare contratto discografico.