È con enorme piacere che mi accingo a recensire questo ultimo devastante demo di casa Tempesta, in quanto la qualità della proposta è (ve lo anticipo) molto elevata. Originario dell’isola di Grado in provincia di Gorizia e già attivo fin dal lontano 1992, il monicker Tempesta fonda la propria identità musicale su certo metal tradizionale ed acquisisce nel corso degli anni un quantitativo sempre maggiore di responsi positivi da parte di pubblico e stampa anche se oggi, con il nuovo Rivoglio Il Mio Futuro, il gruppo sembra mirare a definire maggiormente alcuni tratti predominanti di un sound già molto maturo e personale. Il nuovo ep autoprodotto si basa anche questa volta su brani squisitamente intrisi d’acciaio fumante ma che potrebbero misticamente essere raffigurati nelle forme di un’aggressiva ed equilibrata creatura musicale, le cui radici si fondano con decisione nella commistione di heavy metal classico, nwobhm e speed’n’power di stampo europeo, senza per questo trascurare originalità e personalità. Già infatti dalle prime note dell’ottima opener Rabbia Tra I Denti si viene proiettati indietro nel tempo, dove immagnifiche orde di defenders inneggiavano unite all’insegna del metallo con la “m” maiuscola, tant’è che tra le ritmiche fantasiose e precise di Longo e Rota ed il rifferama aggressivo di Sain (molto bravo anche alla voce) si scorgono influenze di nomi di tutto rispetto come Iron Maiden ed Helloween e questo non può che andare a favore della band, qui capace nell’elaborare le idee e le teorie della tradizione in maniera del tutto personale, per una track che genera emozioni e non fa per nulla rimpiangere l’abbandono della lingua inglese. L’inno heavy di Rivoglio Il Mio Futuro dimostra invece la grande abilità tecnica del trio, tanto compatto e maturo in fase esecutiva quanto austero ed elegante nella scelta di arrangiamenti e soli, sempre assolutamente professionali. L’originale “epicità moderna” di Né Schiavi Né Padroni e la rabbia seppur controllata di Parole Come Fucili confermano in toto le allettanti impressioni iniziali e mantengono intatto lo spirito metallico e inaspettatamente groovy del gruppo, fino a che l’emozionante track conclusiva (L’Arte Di Morire) con i suoi sconfinamenti in terre thrash (lunga vita a Rust In Peace!) delinea i tratti di un’opera ricca di grinta, di vigore e di evidente ricettività sonora, che riesce a non snaturarsi mai nella propria essenza anzi si rinnova in un continuo processo di evoluzione creativa. La produzione estremamente bilanciata, pulita e mai artificiale e l’elevata caratura delle composizioni presenti contribuiscono alla riuscita di un lavoro che proietta il gruppo a pieno diritto tra le band più promettenti della scena metallica nazionale. Ignorarvi sarebbe un peccato, soprattutto se consideriamo le nette possibilità di un ulteriore miglioramento. In due parole: complimenti vivissimi!