A Maggio uscirà il nuovo album dei nostrani Highlord. In anteprima assoluta, assieme agli amici di DefendersOfSteel.net, abbiamo avuto l’occasione di poter ascoltare il loro nuovo lavoro che verrà pubblicato dalla spagnola Arise Records.
L’album ci è stato fatto ascoltare dal chitarrista Stefano Droetto comprese le bonus track dell’edizione giapponese che verrà pubblicata ad Aprile.
Il disco è stato registrato agli ormai arcinoti New Sin Studios di Luigi Stefanini, studi diventati di fama internazionale. Il nuovo lavoro non contiene molte tracce, solo otto più due bonus (entrambe cover di Though Boy, ossia Ken il guerriro, di cui una in versione karaoke), ma sono tutte abbastanza lunghe, mediamente su sei minuti e mezzo.. probabilmente a voler cercare una maggiore complessità compositiva.
Il primo brano, che dà anche il titolo all’album, Medusa’s Coil, si apre con delle note di pianoforte ed una voce feminile come coro che sfocia subito in un riff aggressivo con un incedere massiccio della batteria. Le tastiere, escluso il momento iniziale, sono quasi assenti.
Successivamente Far From The Light Of God rincara la dose con la presenza di riff massicci anche se il brano non è particolarmente veloce. Le tastiere restano ancora in secondo piano rispetto le chitarre ma cominciano a farsi sentire in particolare nella parte finale del brano in cui viene messo in luce una contrapposizione chitarre/tastiere a livello ritmico e d’effetto.
Si apre con delle tastiere molto atmosferiche Scarlet Tears cui subentrano quasi da subito i riff di chitarra. Il brano ha un forte sapore power prog in cui riff veloci di chitarra vengono sostenuti da un uso molto maggiore delle orchestrazioni del tastierista Muscio.
Veloce, aggressiva e diretta sono i termini che descrivono al meglio la successiva Dancing With Destiny. Quindi chitarre e tastiere neoclassicheggianti sostenute. Un break pianistico irrompe verso la metà del brano a cui sopraggiunge insistente la chitarra di Droetto. Si prosegue quindi in duelli solistici tra il chitarrista e il tastierista per poi riprendere la struttura base del brano.
Unica tristissima ballata dell’album è Where My Hero Lies. Una chitarra arpeggiata viene sorretta da un malinconico Marchisio per poi farsi distorta. Brano molto semplice nella struttura ma veramente commovente nell’insieme. Onestamente è un potenziale hit radiofonico.
Si prosegue l’ascolto con Moonseas che è decisamente il brano più pesante che gli Highlord abbiano mai scritto, decisamente power prog veloce e molto dinamico ed incisivo. Un Droetto rabbioso contrasta con un Muscio molto dolce e atmosferico. Non mancano anche in questo brano i duelli tra chitarra e tastiera.
La parte iniziale di Your Story Too fa erroneamente pensare all seconda ballata dell’album, ma così no è. Il brano è giocato essenzialmente sulla voce di un Marchisio veramente aggressivo in cui le chitarre e le tastiere hard rockeggianti hanno quasi lo scopo di accompagnamento. Il brano più semplice di tutto l’album in cui mi ha molto colpito l’interpretzione del cantante.
Se il precedente brano è il più semplice, The Hand Of God è sicuramente il più elaborato. Atmosfera e aggresività si fondono egregiamente. Da segnaleare la presenza di ben tre tipi di voce: pulita di Marchisio, lo scream del batterista Pellegrino (a quanto mi ha detto Stefano Droetto) e il cantato angelico di una ragazza, l’ex cantante dei Dismal. Le atmosfere create unite allo scream e alla voce “angelica” danno un senso di lotta tra il bene e il male.
Per ultima abbiamo sentito la cover di Though Boy, della cantante giapponese Tom Cat, che prosegue la serie di cover iniziata nel precedente album con “Saint Seya”. Non c’è molto da dire sul brano se non che è veramente fedele all’originale con un ispiratissimo Marchisio.
Questo nuovo disco mi ha positivamente colpito. Un ulteriore passo in avanti per gli Highlord. Se il precedente “Breath Of Eternity” era molto incentrato sulle tastiere questo “Medusa’s Coil” è fondamentalmente incentrato sulle chitarre. Sono stato molto colpito anche da Marchisio che si è inserito ormai alla perfezione nel gruppo ma soprattutto in questo album l’ho trovato assolutamente personale nel cantato.
Ultima considerazione per la sezione ritmica ad opera del bassista De Vita e del batterista Pellegrino che risulta sempre precisa ed efficace.