In occasione dell’uscita di “Dark Light’s shades”, nuovo album dei piacentini Dark Horizon, Heavy-Metal.it raggiunge Alex Battini, tastierista della band, che si dimostra davvero molto gentile e disponibile nel concederci questa piccola intervista. Buona lettura a tutti voi!
Ciao Ale, un benvenuto a te e a tutti i Dark Horizon su Heavy-Metal.it!
Innanzi tutto vorrei farvi i complimenti per “Dark light’s shades” che reputo un degno successore di “Son of gods”. Che ne dici quindi di iniziare la nostra chiacchierata partendo proprio da questa vostra ultima fatica e presentandolo ai nostri lettori?
Ciao a te Daniele! Grazie per lo spazio che ci concedi, ma soprattutto per i complimenti! “Dark Light’s Shades” è il secondo album per i Dark Horizon ed è da poco nei negozi sotto etichetta Northwind Records. Mi riesce difficile in poche parole descrivere un lavoro che ha portato via alla band due anni di fatica e sudore! Il nostro disco può essere inserito nel filone del power metal, ma credo sia un po’ riduttivo: abbiamo influenze prog rock anni settanta (Deep Purple, Heeps, Magnum) unite all’heavy metal melodico più moderno (Masterplan, Savatage) ed al power più raffinato (Angra, Kamelot). Ho fatto qualche nome perché quando si tratta di acquistare un album sembra ormai diventato d’obbligo fare dei paragoni, ma ovviamente ai musicisti non piacciono mai!.
Quali sono a tuo avviso le maggiori differenze tra “Dark light’s shades” e “Son of gods”?
Se “Son Of Gods” poteva essere inserito nel filone del power metal melodico e sinfonico, “Dark Light’s Shades” è un album maggiormente ricco di sfaccettature, di sfumature e, io credo, molto più maturo. Il nostro debut in fondo era stato composto da ragazzi poco più che ventenni, ora siamo maturati sia come musicisti sia come persone ed è stata naturale un’evoluzione. Su “Son Of Gods” ci sono ingenuità dovute all’inesperienza, come brani di 8/9 minuti davvero saturi sotto tutti i punti di vista, in “Dark Light’s Shades” invece non abbiamo mai perso di vista il concetto di canzone. Anche gli assoli non sono solo esibizioni tecniche fini a se stesse, ma sono parte integrante dei brani, le arricchiscono e le impreziosiscono senza appesantirle. Abbiamo anche ripescato le nostre radici, l’hard rock degli anni settanta, cercando di attualizzarlo, fondendolo al power melodico più raffinato, grazie ad arrangiamenti solenni e curatissimi.
Ho notato che la line-up del gruppo è mutata nuovamente: questo è uno dei motivi che vi hanno tenuti lontani dalle scene musicali per qualche tempo?
Il cambio di line-up, subito dopo l’uscita di “Son Of Gods” ci ha tenuto fermi per qualche mese, ma i due anni di silenzio sono dovuti soprattutto alla scrupolosa preparazione di “Dark Light’s Shades”, perché nulla è stato lasciato al caso. Con questo non voglio dire che i brani siano stati scritti a tavolino, per carità, ma posso affermare che abbiamo studiato ogni cosa nei minimi particolari, affinché fosse tutto perfetto. Le melodie, i soli, gli arrangiamenti, sono frutto di un lavoro meticoloso ed abbiamo passato giorni e giorni in sala prove affinché “Dark Light’s Shades” ci soddisfacesse dalla prima all’ultima nota. Sappiamo quanto la nostra etichetta punti su di noi e anche la collaborazione con Sascha Paeth e l’inserimento del quartetto d’archi vero, sono scelte prese per impreziosire ulteriormente l’album.
Puoi presentarci i nuovi membri del gruppo? Questa sarà una formazione definitiva oppure dovremo aspettarci qualche nuovo cambiamento?
Alla batteria è tornata una vecchia conoscenza dei fan dei Dark Horizon: Luca Capelli che aveva registrato con noi il primo demo tape “Legend in opera”. Per quanto riguarda il vocalist, devo ammettere che aver trovato Roberto Quassolo è stato un colpo di fortuna. Soprattutto se si pensa che il quartier generale dei Dark Horizon è Piacenza e Roberto è di Pavia. Il nostro è stato un incontro del tutto casuale in un negozio di dischi di un amico. Ed il bassista, Davide Marino, è arrivato nella band proprio grazie a Roberto, suo vecchio compagno di studi. Tutti e cinque crediamo molto in questo progetto e mi auguro che questa sia la line up definitiva. Abbiamo collaborato tutti alla stesura dei brani e mi pare che l’alchimia che si è creata abbia permesso di comporre un disco competitivo.
Mi sembra di aver capito che amate moltissimo la storia e l’epica; puoi dirmi com’è nata la trilogia su Annibale e se in futuro scriverete nuove suite su personaggi o eventi storici?
La storia in particolare è tra le mie passioni, adoro approfondire le vicende di personaggi carismatici, sui quali si è scritto tanto nel corso del tempo. E recentemente sembra si siano appassionati anche i produttori di Hollywood, che dopo “Troy” hanno pensato bene di produrre il film sulla vita di Alessandro Magno. In questi mesi sto esaminando le gesta di un’altra figura storica importante e sicuramente qualche testo ne sarà influenzato, ma per il momento non posso svelarvi nulla. La trilogia sulle vicende di Annibale è stata una mia idea che Roberto ha colto al volo. I tre testi da lui composti sono la lettura di tre momenti della vita del condottiero cartaginese, analizzando la sua figura oltre che come eroe storico, anche come uomo. In “The Oath” c’è la promessa fatta al padre Amilcare, in “The glory” il passaggio del potere dalle mani di Annibale dopo l’uccisione del padre da parte dei Romani, in “The weeping” è descritta la sconfitta finale dell’eroe.
In molti brani è presente una forte componente rinascimentale-barocca che si sposa egregiamente con la vostra musica; questo è dovuto al fatto che avete collaborato con Massimo Brughieri o volevate inserire di proposito queste parti nei brani?
Devo precisare che ci siamo avvalsi della collaborazione di Massimo Braghieri solo per gli arrangiamenti della trilogia su Annibale, il resto è stato scritto dalla band. Queste influenze fanno parte del nostro bagaglio culturale e musicale ed è risultato del tutto naturale inserirle nelle canzoni. Abbiamo deciso di collaborare con Massimo perché c’era l’intento di rendere la trilogia molto vicina ad un musical, ed in questo senso anche l’interpretazione di Roberto sul cantato è ancora più “recitata” rispetto a tutti gli altri pezzi. Durante la stesura dei brani ci siamo calati perfettamente nell’ambientazione di quel tempo e, grazie alla marcia in più che ha dato il lavoro di Massimo, anche l’ascoltatore potrà essere ancora più coinvolto nell’ascolto.
Com’è stato lavorare con Sascha Paeth?
Per noi, poter collaborare con un guru come Sascha Paeth, è stata la realizzazione di un sogno. Appena il nostro produttore ci ha ventilato la possibilità di effettuare il processo di postproduction e mastering ai rinomati “Gate studio” di Wolfsburg, non ci abbiamo pensato su due volte ed abbiamo contattato Sascha. Ed una soddisfazione ulteriore è venuta dal fatto che ha accettato di collaborare con noi solo dopo aver ascoltato l’album! Non dimentichiamo che in Italia ha lavorato solo con i Rhapsody! Sascha è una persona davvero squisita, gentilissima, oltre ad essere un grande professionista!
Il disco è già uscito da alcuni mesi, puoi dirmi come la stampa e in generale i vari metal kids stanno accogliendo “dark light’s shades”?
Le prime impressioni sono ottime. Il disco, sia in Italia sia all’estero ha ricevuto recensioni più che lusinghiere ed i complimenti sono arrivati un po’ ovunque. Anche durante le esibizioni live abbiamo ricevuto consensi unanimi dai fans, segno che i nuovi pezzi funzionano oltre che su disco anche dal vivo.
Che cosa prevedi per il futuro dei Dark Horizon? Quali saranno le vostro prossime mosse?
In questo periodo stiamo cercando di suonare il più possibile per promuovere l’album, ma nel frattempo non resteremo con le mani in mano, ma continueremo a scrivere nuovo materiale in vista del prossimo disco. Le idee sono tante, vedremo cosa salterà fuori! Inoltre qualcosa, in ambito live, si sta movendo anche all’estero, ma ora non voglio dire nulla prima che la cosa vada in porto.
Siamo in chiusura, ti lascio come nostra abitudine un piccolo spazio per dire quello che vuoi ai nostri lettori.
Ringrazio te Daniele e Heavy-Metal.it per lo spazio che ci avete concesso. Invito tutti gli amanti del metal più raffinato a dare un ascolto a “Dark light’s shades”, perché sono convinto che non deluderà. E poi se passiamo dalle vostre parti venite a sentire un nostro concerto: ci divertiremo!! GLORY TO THE LORD!!