Fra le numerose bands di culto della scena old school americana ce n’è una che occupa un posto tutto suo nel cuore del sottoscritto e dei metallari di mezzo mondo; una band che si è sempre contraddistinta per talento, continuità e sincerità e che ha pagato queste caratteristiche mancando il successo verso il grande pubblico, meritato ma mai raggiunto. A quasi trent’anni dal debutto, gli Jag Panzer restano l’esempio migliore di metal granitico e intransigente concepito senza cadere in facili stereotipi. Pezzi come “Chain At Command”, “King At A Price”, “Generallity Hostile” dovrebbero far parte del repertorio minimo chiesto ad ogni metallaro che si rispetti. Dicevamo dunque che il talento non è mai mancato all’interno della band, da Harry “Tyrant” Coklin’ a Joey Tafolla, e non ultimo quel Chris Broderick recentemente approdato alla corte di Dave Mustaine. Incassato mestamente lo split, la band non si è persa d’animo e ha richiamato alla base il vecchio chitarrista Christian Lasegue che aveva già bazzicato attorno alla band ai tempi di “Ample Destruction”. Il risultato di questo rimpasto si chiama “Scourge Of Light” e non poteva che segnare un chiaro ritorno alle sonorità del passato dopo la svolta heavy del pur notevole “Casting The Stones” ma…le sorprese non mancano. State a sentire!
1. Condemned To Fight
Gli aficionados possono dormire sonni tranquilli, da quel “Casting The Stones” del 2004 che tanti fan ha lasciato interdetti a causa delle sue sonorità sin troppo heavy, non pare sia cambiato molto in casa Jag Panzer. Almeno a giudicare questo pezzo, un vero e proprio assalto all’arma bianca nel classico stile della band, con la solita doppia cassa e il chorus a fare sfracelli.
2. The Setting Of The Sun
“The Setting Of The Sun” è la prima sorpresa del disco, trattandosi di un pezzo cadenzato e solenne che ricorda le atmosfere tanto care a Ronnie James Dio; non a caso Harry Coklin’ sembra quasi ricalcare i toni lirici del caro Ronnie, con risultati strabilianti che vi lascio solo immaginare. Un pezzo maestoso ed affascinante che cresce con gli ascolti, ennesima dimostrazione che i Jag Panzer anche quando si tratta di giocare su terreni diversi dal proprio, ci sanno fare alla grande.
3. Bringing On The End
Anche se si prosegue su un mid tempo di ispirazione europea, tutto ha un sapore diverso: l’incedere, le dinamiche, la voce di Coklin’ ora dimessa ora aggressiva, lo splendido break centrale. Ancora una volta il fantasma di Ronnie Dio aleggia sul pezzo ma è, come dire, soltanto una legittima suggestione. Il resto è semplicemente Jag Panzer.
4. Call To Arms
Il disco prosegue con un brano un po’ più frizzante caratterizzato da melodie più aperte e tipicamente power. Brano solido e accattivante ma che colpisce assai meno dei due precedenti.
5. Cycles
Il brano con il titolo più curioso è anche il più anonimo, vuoi per l’andamento sin troppo lineare, vuoi per una prestazione incerta di Henry Coklin’.
6. Overlord
Riff di twin lead in apertura, strofa avvincente, chorus arioso e doppia cassa come se piovesse. Una incursione sonora sulle spiagge di Omaha Beach con tutte le caratteristiche che si richiedono ad un brano del genere. Forse non sarà ricordato come un classico della band ma resta uno dei pezzi più efficaci del disco.
7. Let It Out
Non si può certo dire che gli Jag Panzer si adagino sugli allori: “Let It Out” è un pezzo assai particolare, con riff dal forte sapore NWOBHM e una doppia cassa che spinge Coklin’ ad adottare un timbro più sporco del solito. Un pezzo dal sapore quasi rock n’roll e forse proprio per questo assai intrigante.
8. Union
Il pezzo apripista di “Scourge Of Light” è potenzialmente un classico, grazie al chorus che si ficca in testa, cantato in lungo e in largo per tutto il pezzo. Tutto gioca su un ritmo piuttosto lento e i due chitarristi durante il break centrale riescono nell’impresa, tutt’altro che facile, di non far rimpiangere Chris Broderick. Applausi!
9. Burn
Un veloce intro di pianoforte, un riff debordante scandito tempo candenzato che apre la strada a un classic metal in cui Harry Coklin’ raggiunge vette altissime. Il pezzo è fatto di vari momenti anche interessanti ma tuttavia alla fine si perde un po’.
10. The Book Of Kells
La storia di uno dei manoscritti più antichi nella storia dell’umanità e i suoi segreti rivivono in questo pezzo incredibile dalle forti tinte gotiche. Colossale come sempre la performance di Coklin’ dietro il microfono mentre il resto della band costruisce un suono granitico e ancestrale. Una conclusione atipica, una magistrale dimostrazione di epicità “old school” che rivela il lato oscuro dei Panzer del Colorado.
In conclusione, un consiglio: per ascoltare e assimilare i dischi degli Jag Panzer ci vogliono calma e ripetuti ascolti perchè anche se parliamo di metal classico, qui non c’è il coro da stadio, né il riff, né la saga fantasy o gli spadoni smeraldoni. La sensazione che si ha ascoltando i brani dei cinque americani è sempre la stessa, non si sa quasi mai dove andranno a parare nella battute successive.
In questo “Scourge Of Light” non fa eccezione e pur rappresentando un deciso ritorno alle sonorità del passato, non intacca la reputazione di una band che ha sicuramente raccolto meno rispetto a tanti nomi più blasonati ma che ancora oggi non è seconda a nessuno.