Live Club, Trezzo sull’Adda (Milano)
16 Marzo 2012
Report by Perf / Foto by Epizumia
Il Live Club gremito. Forse basterebbe questo commento per chiudere qui il live report.
Questa è la prima data dei FolkStone per presentare il nuovo album “Il Confine”. Quando si spengono le luci e gli orobici salgono sul palco il colpo d’occhio è impressionante: locale pieno, urla e incitamenti come se si esibisse una main band internazionale!
Il boato del pubblico accoglie i FolkSone quando salgono on stage.
Inizialmente il suono non è perfetto e totalmente chiaro, la voce del frontman Lore è leggermente bassa ma le cose miglioreranno col proseguo della lunga serata. I FolkStone irrompono sul palco fin da subito con un muro sonoro impressionante che annichilisce il pubblico ammaliato dal forte impatto e dalle melodie della band. Un’orgia di cornamuse, bombarde, chitarre, bouzouki e altri strumenti che non saprei nemmeno descrivere!
I FolkStone presentano i primi brani tratti dal nuovissimo “Il Confine”, come la titletrack, pezzo potente che miscela alla perfezione le atmosfere folk con un mood vagamente orientaleggiante che dona un quid in più alla canzone. Grande coro che esplode dopo un crescendo vocale. Il singolo Nebbie si abbatte sul pubblico del Live Club grazie a un refrain epico e imponente sorretto dalle cornamuse che rimangono protagoniste nel break strumentale del pezzo. Tra gli altri brani, proposti questa sera per la prima volta, l’agguerrito inno Non Sarò Mai, song tritaossa che si abbatte sul pubblico senza fare prigionieri, l’intricata e danzereccia strumentale Anomalus e la dura Simone Pianetti.
Innumerevoli i classici proposti dai primi due album, come il battagliero singolo Anime Dannate, che trascina tutto il Live Club, la metallica ed evocativa Terra Santa o l’inno FolkStone, cantato da tutto il pubblico. Non possono mancare situazioni decisamente più goliardiche a cazzare con la riproposizione di brani come In Taberna o Un’Altra Volta Ancora, cantata dalla Roby.
Grande pathos, al solito, con l’esecuzione dell’evocativo lento Vortici Scuri e con la riproposizione della dura Frerì, dedicata ai bambini nelle miniere.
Totale partecipazione da parte di un pubblico scatenato che canta ogni singola nota, balla, poga, incita la band e fa addirittura il wall of death!
Momento davvero toccante quando Lore invita a salire sul palco il “Coro delle due Valli”, un folto gruppo di signori dall’età importante che intona assieme alla band la nuova Luna, cantata in dialetto, e la nota Rocce Nere, riproposta nella versione a cappella assieme al pubblico, che ringrazia queste persone con un lungo scroscio di applausi. Due diverse generazioni che vivono la stessa intensa emozione!
Altra chicca, la riproposizione del brano tradizionale irlandese Whiskey In The Jar, pezzo che ben si adatta al sound dei FolkStone e che è anche la prima canzone cantata in inglese dalla band, come annuncia scherzosamente il frontman Lore.
Dopo un lungo bis, si chiude uno show di circa due ore e mezza (si avete letto bene, due ore e mezza!), che più che un concerto è sembrata una vera e propria festa della musica, come testimonia l’euforia dei ragazzi presenti all’evento.
Una band italiana, che canta in Italiano, che riempie un locale come il Live Club: un segnale importante per tutta la scena.