Gli Acid Brains nascono in Toscana, a Lucca, grazie alla voce/chitarra di Stefano Giambastiani, alla chitarra di Alfredo Bechelli, al basso di Antonio Amatulli e alla batteria di Stefano Marchi. Calcano diversi palchi in giro per il bel paese e giungono, con Maybe, nel 2012, per Red Cat Records, alla loro quarta fatica.
Con un nome così, la band non poteva che identificarsi nel filone grunge della musica… Ma con questo album, si discostano leggermente da quello che li ha caratterizzati fino ad ora, avvicinandosi a sonorità più alternative/punk rock. Ascoltando questo CD, spesso e volentieri, ho fatto un tuffo nel passato, sul finire degli anni 90, e mi sono tornati in mente i primi Verdena…
Maybe apre le danze con All They Want To Go, introdotta dalla chitarra seguita in sequenza da basso e batteria, un energico e ben funzionante biglietto da visita. Segue la fresca Go Back Home che, con una amabile melodia e delle ventate acustiche, si dimostra molto orecchiabile. Il ritmo si fa più incalzante con la veemente Collapsed, dove chitarra e basso giocano con le pelli ottenendo un risultato decisamente intenso. Strong spinge a tal punto da avvicinarsi all’hardcore, e lascia il posto ad Enjoy, più pacata e distesa. Ultimo brano in lingua inglese è l’irruente Try Again.
Gli Acid Brains, infatti, come i loro seguaci ben sapranno, introducono a questo punto 3 tracce in lingua nostrana: Io ero morto, Fremo e Dimentico (I Forget). Quest’ultima, a mio parere, la migliore delle tre.
Questo album oscilla… Alterna momenti davvero apprezzabili e ben riusciti, a momenti più scontati dove la bravura e la tecnicità della band, seppur conclamate, arrancano.. Per questo ho cambiato spesso idea durante l’ascolto. Nulla di particolarmente succulento, ma allo stesso tempo niente di così malfatto. Nel difficile gioco dell’emergere in Italia, gli Acid Brains hanno una buona mano… Giocatevela bene ragazzi!!