Un’ottima realtà folk emerge dalle terre dei Galli: sono gli Aes Dana, al secondo album con Formors. Il gruppo parigino, composto da tre ragazzi e tre fanciulle si dimostra abile nel maneggiare riff tipici di certo black intinto di tradizione e folklore. Formors è un album che parla dell’antico popolo celta, della sua anima pagana legata intimamente alla natura e al trascorrere ciclico delle stagioni. Le parti più propriamente black metal vengono continuamente accompagnate da strumenti dal suono antico e classico, come il flauto, vero incantatore di tutto questo viaggio sonoro, capace di materializzare scogliere dal verde intenso, proprie delle isole abitate dai gaeli. Altri strumenti tradizionali accompagnano la base, molto vicina al black metal onirico dei connazionali Himinbjorg. Quando poi il suono diventa allegro e birichino si avvertono addirittura echi dei primi User Ne.
Un album questo che pur non avendo troppe pretese riesce a stupire per l’armonia dei brani che lo compongono, per le ballate in stile irlandese animate qua e là dall’infrangersi delle onde sulle coste o dal suono misterioso del vento. Si hanno anche parti più epiche proprie di certo viking alla Manegarm, come nella terza “Formors, Exil”, anche se lo strumento che percorre sentieri di note tortuosi e complessi è l’oboe e non il violino.
Per chi avesse una conoscenza base del francese (lingua qua impiegata nel cantato) è da consigliare la lettura dei testi: veri inni pagani, carichi di saggezza primordiale. Unica nota curiosa sulla line up: i membri che hanno scritto la maggior parte di questi brani, Taliesin e Amorgen, ora non fanno più parte della band. Si spera che questa perdita non porti ad uno stravolgimento del suono marcato Aes Dana: un esempio molto valido di misticismo e musica ammantata di folklore.

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