Se prima ero in fase depressiva e restia sull’ascolto di materiale nuovo e ci stavo uscendo leggermente, con l’ultimo lavoro firmato Alcest, ad oggi ci sono proprio finita dentro in pieno. E allora via, che la depressione prenda il sopravvento in me e mi aiuti ad analizzare la metamorfosi che ha travolto anche Neige e soci. Questo album, che ha destato parecchia attesa nonché polemiche e guerra aperta sul web, per quanto riguarda la produzione di Birgir Jon Birgisson dei nostri amati Sigur Ros già con la pubblicazione del primo singolo Opale, era inevitabile che gli stessi Alcest avrebbero cambiato la pelle come fanno i serpenti, a partire da questa collaborazione comunque illustre. Tutto questo, come si sospettava vista la collaborazione vocale di Neil Halstead (Slowdive) e Billie Lindahl (Promise And The Monster) ha tuttavia sbollito solo leggermente, le anime in pena che si sono date battaglia sui forum fino al giorno dell’uscita ufficiale di Shelter, in ogni caso le prevendite del tour europeo hanno già registrato diversi sold out , quindi inutile servire sentenze negative, perché tanto alla fine Neige vince sempre, anche se viene considerato “….un tossico che vede le fatine dopo essersi drogato …”(mi prendo la responsabilità su questa citazione fornita gentilmente da un amico).
Come volevasi dimostrare, già con il primo ascolto di Opale, si comprende chiaramente un cambio totale musicalmente parlando. Se in Ecailles De Lune e in Les Voyage De L’Ame, che comunque restano due capolavori, abbiamo avuto la conferma che Neige era più incazzato, in Shelter scordatevi di sentire le esplosioni improvvise dei riff graffianti, con distorsore fisso e preparatevi a una ricca dose di cleaning a tutto tondo, sia a partire dalle chitarre, le quali viaggiano insieme ai violini regalando numerose partiture arpeggiate da brivido, sia al fatto che Neige si è nerdizzato completamente e si è dato all’effettistica. Soprattutto si concede un basso a sei corde e si da da fare con il synth che non manca mai in questi frangenti. Unendo tutti questi elementi, Neige da il via ad un songwriter più poetico, epico e quant’altro si voglia aggiungere tutto fa brodo, basato sulla ricerca personale intesa tra uomo e natura e tutto quello che gli circonda, in poche parole ricorda molto il ciclo della vita di una farfalla, dalla nascita fino alla morte stessa e via da capo si ricomincia tutto. I colori hanno preso il sopravvento in Neige e soci rendendo questo lavoro un’opera onirica e melodica che segue la scia Anathema, Opeth, Wilson e via discorrendo.
Non ho mai dato giudizi troppo personali in ambito musicale, fermo restando che ho sempre cercato di essere il più oggettiva e professionale possibile. E allora quando si parla di depressione musicale, dello scrittore e dell’artista stesso, spesso chi vive da fuori tutto questo, non capisce immediatamente i punti emotivi fondamentali che chiudono il cerchio della metamorfosi che si decanta in Shelter . Vale la pena quindi sbilanciarmi e andare oltre per una volta e chiarire il concetto che Neige e soci hanno espresso con questo album, perché non è una fase semplice quella di uscire indenni mentalmente dall’ascolto di questo album, che a primo impatto ha mosso tutta la negatività che avevo in me. Tuttavia è necessario precisare che la perfezione sonora di Shelter supera di gran lunga tutti i lavori precedenti di Alcest, anche se avrei preferito che non si levassero di dosso totalmente il pattem un “po’ più metal” che siamo stati abituati a sentire da Le Secret e Souvenirs fino ad oggi.