Influenzati da Black Label Society, Black Sabbath e Down per loro stessa ammissione, gli Alcoholic Alliance Disciples ricordano molto da vicino quel sound sporco, marcio e dannatamente affascinante di gente come Brand New Sin ed analoghi compagni di sbronze. Musicalmente infatti il sound del quintetto sardo deve parecchio al sound fangoso di New Orleans ed a quell’omaccione di Kirk Windstein (Down, Crowbar, Kingdom Of Sorrow), sintomo che quelle sonorità hanno ancora un fascino ancestrale che è ben lungi da apparire datato.
La preferenza verso un incedere gravoso e relativamente lento fornisce ai cinque pezzi di questo Ep autointitolato qualità come forza e pesantezza. Giocate su queste due caratteristiche principali, le canzoni non contengono di fatto grandi variazioni sul tema, ma risultano essere comunque piacevoli e scorrevoli. La voce del cantante Kjxu è potente e mascolina, le chitarre di Ernst ed Axl grondano sudore da tutti i pori, così come la sezione ritmica di Pablo (basso) ed Angelo (batteria) sorregge il tutto con tiro e precisione.
Come già accennato in precedenza, il vero ed unico difetto di questa produzione è il fatto che i pezzi si assomiglino un po’ tutti quanti portando, in seguito a ripetuti ascolti, ad un abbandono del disco. Trattandosi di un’opera prima, si tratta comunque di una lacuna perfettamente comprensibile e perdonabile. Gli Alcoholic Alliance Disciples hanno tutto il tempo per crescere e magari staccarsi un po’ di più dal sound che li ha influenzati per cercare vie meno battute, che rendano insomma la loro musica più riconoscibile e personale.
Per adesso un buon lavoro, ma viste le doti messe in atto, al prossimo giro ci aspettiamo qualcosa di più.