Ci voleva un gruppo così, in Italia. Arrivati gli Alcoholizer, tutto il resto è noia (Califfo docet), e con il loro thrash metal a metà strada tra la Bay Area e la grigia Germania. Si, perché se l’approccio musicale è figlio di Exodus, Exciter e primi Forbidden, è anche vero che dal punto di vista lirico, così come il nome della band fa giustamente sospettare, i Nostri prendono ad esempio l’immensa lezione degli altrettanto immensi (di nome e di fatto) Tankard, assumendo a re del mondo il fatidico nettare di luppolo che a noi bruttallari tanto piace. Ne esce fuori un disco che guarda spudoratamente al passato, nella fattispecie a quegli anni ’80 che sembrano non passare mai di moda in ambito metal, ma che suona dannatamente fresco e, perché no, attuale. Ne è un esempio l’anthemica “Alkoholic Metal”, canzone di un livello compositivo che molti si sognano di notte, anche se non inventa assolutamente nulla. Va quindi dato atto agli Alkoholizer di aver scoperto l’acqua calda, ovvero di aver capito cosa ci vuole per fare un buon disco di sano thrash metal made in 80’s: velocità, riff assassini, sezione ritmica quadrata e scarsamente fantasiosa, ironia ed una voce sgraziata. Eppure in tanti mettono insieme questi ingredienti e danno alle stampe delle immani schifezze. Che cos’hanno in più gli Alkoholizer rispetto agli altri? La risposta sta in due sostantivi legati indissolubilmente tra loro: attitudine e rabbia. Attitudine perché sono dei thrasher a tutto tondo, soprattutto nel cuore. Rabbia perché provengono da un luogo avaro di possibilità per ogni metal band, la Sardegna.
Se siete fan della perizia tecnica, delle perfezione strumentale e della musica “seriosa” o impegnata nel sociale, allora lasciate perdere. Se invece avete voglia di far passare una buona mezz’ora per scaricarvi dalle strigliate di un capoufficio frustrato e bigotto, allora con “Thrash Metal” andate sul sicuro, ma sia chiaro: gli Alkoholizer fanno molto sul serio, più di quanto si creda ed è sufficiente ascoltare “Drunk Or Dead…” per rendersene conto. È infatti palese che, tra un rutto e l’altro, il quartetto sia intenzionato a far parlare di sé e la sempre più attenta Punishment 18, inserendoli nel proprio roster accanto a nomi quali Lunarsea, Urto e Methedras, può dormire sonni tranquilli, visto che ha puntato su un cavallo più che mai vincente. Date loro una chance, non ve ne pentirete affatto e resterete certamente a bocca aperta!